di Nicola Bossi Seconda lettera (dopo quell'Ansa ora al sito Tam Tam) di Roberto Spaccino, condannato per aver ucciso la moglie Barbara Cicioni incinta all'ottavo mese il 24 maggio del 2007 a Compignano di Marsciano. Spaccino, dal carcere di Terni dove sconta l'ergastolo, ha ribadito in cinque fogli di essere innocente e che lotterà per dimostrare di essere estraneo a questa vicenda. “La mia condanna - scrive Spaccino - è stata talmente così pesante, ma secondo me anche tanto ingiusta, solo la parola ergastolo mi fa rabbrividire, io la paragono ad una condanna a morte, anche se sono cosciente che per ora si tratta di una condanna in primo grado (…) Lotterò fino in fondo per dimostrare a tutti che io sono innocente.(…) Sono emerse delle circostanze abbastanza strane, le quali non sono state prese neanche in considerazione, tutto questo perché secondo me era già stato tutto deciso, la mia condanna era nell'aria da tanto tempo, essendo stato vittima massacrata di una campagna molto mediatica, ai limiti della sopportabilità" Tira in ballo la stampa, la folla inferocità ma non accenna alle sue troppe lacune in fase di processo. "Mi impegnerò - spiega Spaccino - con tutte le mie forze per poter dimostrare tutta la mia innocenza, è un mio dovere farlo, sia per me stesso e sia perché sia stata fatta giustizia: io a Barbara volevo bene! L'ho amata... e l'amerò per sempre, amo i miei figli, Nicolò e Filippo e lotterò con tutte le mie forze per poterli rivedere il prima possibile”. Strano l'amore di Spaccino che nutre ancora per la moglie: le botte erano all'ordine del giorno - come testimoniato da familiari durante il processo -, più volte sono stati vicini al divorzio, e sono (ed erano forti) le voci di presunto tradimenti. Condividi