L'Associazione israeliana italiofila incontra il sindaco di Città di Castello

CITTA' DI CASTELLO - Hanno donato al sindaco Cecchini “la mano di Fatima”, un simbolo sincretico della religione ebraica e musulmana, gli israeliani dell’associazione “Dante Alighieri” di Gerusalemme, che in questi giorni stanno visitando l’Umbria, per approfondirne gli aspetti artistici e letterari. “I contatti con Israele, sorti a partire dal legame storico che Città di Castello ha avuto con il mondo ebraico, stanno consolidandosi sulla base di affinità culturali e artistiche molto attuali” ha detto il sindaco, precisando come “La tappa tifernate che l’associazione ‘Dante Alighieri’ ha voluto inserire nel suo soggiorno in Umbria conferma la vicinanza tra le nostre comunità. Ho apprezzato il dono che mi è stato fatto perché rappresenta un’aspirazione alla pace e alla convivenza in un momento ancora di grande incertezza per i due popoli che vivono in Palestina”. La guida della delegazione, David Patsi, ha consegnato al primo cittadino un manufatto in metallo che riproduce il Khamsa (le cinque dita), amuleto benagurale islamico, nel quale è incorniciata la stella di David e le colombe. Presente all’incontro nella sala del consiglio anche l’assessore alle Politiche culturali Rossella Cestini e il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani. Durante il soggiorno a Città di Castello, l’associazione, che si occupa di diffondere nel proprio paese la lingua e la cultura italiana, ha visitato la Pinacoteca, i musei Burri e Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. La delegazione è stata accompagnata da Marisa Borchiellini, studiosa di ebraismo, e da Alberto Krachmalnicoff, presidente regionale dell’associazione “Italia-Israele”. “L’esposizione del Talmud tifernate a Tel Aviv nell’ambito della manifestazione ‘Italia Ebraica’, la mostra delle pergamene ebraiche in Pinacoteca e il Festival delle Nazioni dedicato alla cultura israeliana” conclude il sindaco “scandiscono la costruzione di un rapporto che oggi si arricchisce di un nuovo capitolo, di cui auspichiamo un proseguo in nome delle comuni radici storiche e del confronto con altre culture”.