di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Qualcosa non quadra: Abbattista di Molfetta ha messo a referto che, nell’intervallo di Perugia-Benevento, il presidente biancorosso gli ha rivolto frasi irrispettose ed ingiuriose e, sulla base di queste dichiarazioni, il giudice sportivo ha inibito il massimo dirigente del club umbro fino al 21 marzo. 
Tuttavia la società ha presentato ricorso, affermando che Massimiliano Santopadre (per l’altro dirigente il dg Gianluca Comotto, non sono stati fatti passi), nella sosta tra il primo ed il secondo tempo, si trovava in tribuna vip e, per pochi minuti, anche nel bar attiguo, a sorbirsi un caffé. Lontano quindi dall’area degli spogliatoi, a diverse decine di metri di distanza.
Siccome Santopadre, nonostante il cognome, non possiede il dono dell’ubiquità, o dice una bugia l’uno (ma anche professionisti stimati hanno assicurato che il patron nei 15’ di sosta non si sia allontanato dalla tribuna; altri hanno confidato - ma questa é una dichiarazione non dirimente per il caso in esame - che mai scende negli spogliatoi durante gli incontri), o l’altro ha le traveggole. Vede insomma un tizio con la barba e lo scambia - come fosse una ossessione - per Santopadre.
“Tertium non datur”, come dicevano i filosofi e gli amanti della logica dell’antichità: cioé una terza possibilità non esiste. 
Certo dopo Abbattista é toccato a Miele dirigere il Perugia. E quest’ultimo - senza tornare sul rigore non concesso al Perugia prima del fischio finale - ha dimostrato, al colto e all’inclita, come si possa indirizzare una partita semplicemente usando un metro di misura per i falli di una squadra ed un altro sistema di valutazione per l’altra. Chi desidera togliersi una curiosità può andarsi a rivedere le immagini della partita del Rigamonti e notare falli - in alcuni casi fallacci: entrate con i piedi a martello e, altre, addirittura con i tacchetti sugli stinchi dell’avversario - non sanzionati. 
In aggiunta - tanto per completare il quadro d’insieme - la cabina del Var, non ha segnalato al direttore di gara alcun episodio - neanche uno che é uno: é stata ... Avar(a) -, da rivedere al monitor. 
Sarebbe ora, per evitare la discrezionalità più smaccata, che pure nel calcio il Var venisse utilizzato a chiamata delle parti interessate, come avviene nel volley e non per “input” autonomo della cabina. 
E, ancora, che la valutazione dei comportamenti arbitrali non venisse effettuata “aumm-aumm” (dal dialetto napoletano: sotto sotto, di nascosto) dallo stesso sistema arbitrale, ma da una commissione terza formata da arbitri, calciatori, esperti esterni (magari da ruotare di volta in volta). Altrimenti succede, come in altre categorie, che “asinus asinum fricat”. Cioé che la casta difenda se stessa e si chiuda a riccio. Perpetuando il suo potere, da spendere a piacere, ad libitum, e non per amore di veritá e di giustizia. 

 

Condividi