dal nostro inviato all'Aquila Nicola Bossi Se le tendopoli non sono una piazza democratica. I comitati spontanei de l’Aquila che si occupano della ricostruzione e della trasparenza sul ruolo della Protezione civile hanno chiesto di nuovo a Bertolaso di poter organizzare delle assemblee civili e democratiche all’interno delle aree di accoglienza dei comuni del cratere abruzzese. La protezione civile però, non si capisce il motivo, non ha ancora dato il via libera a quella che sembra essere una necessità fondamentale e di diritto per i cittadini. Dai comitati fanno sapere: “Ci hanno detto che i no alle assemblee all’interno delle tendopoli erano motivati dalle elezioni e dai referendum. Aspettiamo di vedere all’atto pratico se è davvero così a partire dalla prossima settimana”. Le uniche assemblee concesse sono quelle coordinate dalla Protezione civile dei vari campi di accoglienza. Assemblee in verità poco frequentate anche per via di ordini del giorno non proprio all’altezza delle richieste dei cittadini. Basti pensare che ieri sera, nella tendopoli di Campo d’Armi, l’ordine del giorno prevedeva “immissione chiavistelli al posto delle normali serrature” per i bagni destinati al gentil sesso. Per carità, un’esigenza di tutto rispetto, ma un po’ lontana da chi ogni ora pensa a come, dove e con quali soldi ricostruire la propria abitazione. I comitati comunque non si arrendono: sabato dall’ingresso del campo di piazza d’Armi organizzeranno un corteo per arrivare alla sede della Guardia di Finanza, cuore del governo della Protezione civile. Le loro richieste sono: maggiore trasparenza sulle spese sostenute dalla protezione civile, uscire al più presto dalle tendopoli, e la tempistica dei rimborsi per le famiglie che devono ricostruire. Condividi