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PERUGIA – Il Consiglio regionale dell'Umbria ha espresso voto favorevole (17 sì, 7 no e 3 astenuti) il disegno di legge “Norme per il governo del territorio e la pianificazione e per il rilancio dell'economia attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”, predisposto dall'Esecutivo di Palazzo Donini. Così il dibattito: GIANCARLO CINTIOLI (relatore di maggioranza, Pd): “L'UMBRIA UN 'LABORATORIO DI SOSTENIBILITÀ' PER ACCRESCERE, ATTRAVERSO INTERVENTI INNOVATIVI, LA QUALITÀ E LA COMPETITIVITÀ TERRITORIALE - Il provvedimento disciplina i rapporti tra Regione, Province e Comuni nella pianificazione territoriale per assicurare un sistema di governo multilivello in cui alla prima spetta l'indicazione di strategie ed indirizzi a scala regionale mentre agli enti locali l'approfondimento localizzativo e regolativo delle scelte, con l'obiettivo di assicurare sostenibilità ambientale, sicurezza, efficienza e funzionalità degli insediamenti, qualità del paesaggio naturale ed urbano nonché fornire gli strumenti di governo del territorio attuando criteri di sussidiarietà e copianificazione, per assicurare una gestione solidale e condivisa delle trasformazioni territoriali, che tenga conto degli interessi pubblici e assicuri parità di condizioni tra i privati. Nonostante la ristrettezza dei tempi a disposizione, pena il ricorso ai poteri sostitutivi da parte dello Stato in quanto le Regioni devono approvare il Piano Casa entro il 30 giugno prossimo, abbiamo deciso di affrontare l'argomento in maniera più organica e complessa al fine di far diventare l'Umbria un 'laboratorio di sostenibilità' per accrescere, attraverso interventi innovativi, la qualità e la competitività territoriale. L'Umbria si appresta ad essere la seconda Regione a dotarsi di un disegno organico per il governo del territorio, anche se continuiamo ad essere convinti che, per far ripartire l’economia, meglio sarebbe stato avviare un serio progetto di piccole opere pubbliche (messa in sicurezza di edifici scolastici o lavori di manutenzione) anziché un ‘Piano Casa’ che ad oggi non ha creato nuovi posti di lavoro, non ha incrementato il PIL, non ha semplificato le procedure e non ha risolto i problemi abitativi. Queste norme mirano a preservare le caratteristiche del territorio, consentendo ampliamenti e modifiche senza stravolgere i piani regolatori e i regolamenti edilizi: per questo è stata prevista anche la facoltà, per i Comuni, di vietare ampliamenti e aumenti di cubature in aree con particolari caratteristiche paesaggistiche e ambientali o con una elevata concentrazione edilizia. Inoltre ogni eventuale sopraelevazione renderà necessario l'adeguamento alle norme antisismiche dell'intero edificio interessato. La differenza tra le scelte operate dalla Regione Umbria e quelle operate dal Governo Berlusconi è evidente nel modo di affondare questi argomenti: contrariamente a quanto previsto dal Piano Casa del Governo, gli articoli relativi alle norme sui diritti edificatori, perequazione, premialità e compensazione, per la Regione Umbria non hanno avuto l'esigenza di essere approvati urgentemente, non daranno vita ad un condono preventivo, ma verranno valutati con la dovuta serietà, riflessione e cautela visto che tali scelte influenzeranno il governo del territorio per i decenni futuri”. RAFFAELE NEVI (relatore di minoranza, FI – Pdl): “ECCESSIVE LE LIMITAZIONI INTRODOTTE ALL'ACCORDO STATO – REGIONI. OLTRE IL 70 PER CENTO DEL TERRITORIO ESCLUSO DALLA POSSIBILITÀ DI APPLICAZIONE DEL PIANO CASA - È significativa la considerazione che la presidente dimostra non partecipando ai lavori d'Aula e alla discussione di questo provvedimento. La maggioranza si concentra in una difesa d'ufficio dell'operato della Giunta, non avendo a cuore un provvedimento che pure il centrosinistra ha sottoscritto e condiviso, attraverso la firma della presidente Lorenzetti. Un provvedimento che molti hanno definito utile per rilanciare l'economia durante la crisi in corso e per tante famiglie che con tanti balzelli e limitazioni non riescono a fare piccoli ampliamenti delle proprie case. Abbiamo perso molto tempo, anche a causa della tragedia del terremoto in Abruzzo che ha portato a delle modifiche anche opportune al testo. L'Umbria come al solito di distingue in negativo perché anziché recepire l'Accordo ne ha limitato fortemente le potenzialità con delle norme che scoraggiano chiunque dal procedere con gli ampliamenti. Il furore ideologico di chi porta avanti una battaglia vecchia di 50 anni produce ancora una volta un effetto negativo sulla nostra regione e sulle nostre famiglie. Peraltro notiamo che in pochi giorni la Giunta è riuscita a mettersi contro tutte le categorie sociali, che hanno criticato fortemente un provvedimento inefficace, sballato e controproducente. L'intesa nazionale doveva servire a costruire un provvedimento straordinario limitato nel tempo (18 mesi), utile a superare la legislazione nazionale, regionale, provinciale e comunale per dare l'immediata possibilità di fare piccoli ampliamenti per completare le edificazioni, sanare alcune brutte costruzioni, rendere più funzionale la propria abitazione. Oppure migliorare alcuni edifici dal pessimo impatto estetico, realizzati nel dopoguerra, che attraverso questo provvedimento potrebbero essere abbattuti e ricostruiti, migliorando le nostre città. Su questi due punti l'Umbria pone dei notevoli vincoli che renderanno impossibili questi interventi, in un momento in cui il settore edilizio si sta fermando e con un regolamento edilizio (che irrigidisce ulteriormente le limitazioni esistenti) contro cui i costruttori edili hanno presentato ricorso, sostenuti da alcuni sindaci, anche di centrosinistra. Il confronto tra Stato e Regioni puntava sull'incremento delle volumetrie in edifici unifamiliari o bifamiliari, per un massimo di 70 metri quadrati (quindi non si trattava di una agevolazione alla speculazione o alla cementificazione) e sulla demolizione e successiva ricostruzione (con un premio di cubatura del 35 per cento) è una procedura che, soprattutto per la città di Terni, avrebbe permesso di sanare le situazioni peggiori, dove è presente l'amianto, dopo sono stati usati materiali scadenti. Condividiamo la scelta di estendere il provvedimento anche alle aree produttive ed abbiamo chiesto in Commissione che venissero inserite anche le aree commerciali, i servizi alberghieri ed extra alberghieri. Invece queste sono state escluse, prevedendo inoltre che le norme vengano applicate agli edifici di almeno 20 mila metri quadrati: questo elimina dai beneficiari tutti gli artigiani e i piccoli imprenditori, a cui noi invece vorremmo fosse dedicata una maggiore attenzione. La certificazione ambientale viene fatta diventare obbligatoria, per sostenere l'attività dell'Arpa: noi non siamo contro gli edifici ecosostenibili, ma contro la certificazione e la burocrazia. Era stato detto che la situazione delle zone agricole doveva essere rivista, per consentire la possibilità di ampliamenti ed eliminare le assurde limitazioni previste dalla legislazione vigente. Le nuove norme vanno contro chi vive e lavora nelle campagna, senza comprendere che si tratterebbe di piccoli ampliamenti che non cambierebbero in alcun modo il paesaggio umbro. Il rinvio ai limiti imposti dal Piano regolatore del Comune e dai Regolamenti edilizi vanifica di fatto ogni possibilità di applicazione di queste norme, combinandosi poi con la successiva previsione che i Comuni possono escludere certe zone dagli effetti della norma: possono nascere conflitti e ricorsi, impedendo di fatto i piccoli incrementi di volumetria per cui il Pano Casa è nato. C'è poi il paradosso che quanto previsto da questa legge non può essere sommato alle agevolazioni già esistenti: in questo modo i ricchi che hanno potuto edificare tutto in una volta sono agevolati rispetto a chi ha costruito poco alla volta avendo poche risorse. Mancano qualsiasi tipo di incentivo al sostegno dei costi di costruzione, seguendo il principio caro a questa maggioranza secondo cui non possono mai essere ridotte le tasse. Chiediamo di ritirare l'atto e di riportarlo in Commissione per riallineare la proposta dell'Umbria a quella nazionale”. INTERVENTI: ADA GIROLAMINI (Sdi-Uniti nell’Ulivo) “NEGARE LA POSSIBILITÀ DI AMPLIAMENTO ALLE MEDIE SUPERFICI E AGLI ALBERGHI CREA DISCRIMINAZIONE FRA SETTORI” - Il provvedimento è da inquadrare in una opportunità che si dà alla ripresa attraverso il rilancio della edilizia a fronte di una crisi economica ciclica. Si tratta dunque di piccoli interventi; di semplificare le procedure e ridurre i tempi. Si vuol andare incontro ad esigenze edilizie di tipo familiare, ma anche al settore artigianale. C’è però da evidenziare che l’esclusione delle attività ricettive non trova alcun sostegno né nell'intesa Stato -Regioni né nella logica. In sostanza vengono esclusi dalla possibilità di riqualificazione ed ampliamento gli alberghi e gli esercizi commerciali all’ingrosso e al dettaglio di medie e grandi superfici. Mentre per le grandi superfici l’esclusione risulta condivisibile per l’impatto sul mercato e sul tessuto economico che ne deriverebbe, negare questa possibilità alle medie superfici e agli alberghi significa mettere in atto una vera e propria discriminazione fra settori. Ulteriore limitazione disincentivante è quelle che richiede il Piano attuativo sia per il semplice ampliamento che per procedere alla demolizione e ricostruzione con incremento, con buona pace dello snellimento delle procedure. Inoltre è aperta tutta questione che riguarda la legittimità di questo atto rispetto all’articolo 18 dello statuto regionale. Si può quindi ritenere che il riavvio dell'attività edilizia che favorisca lavori di modifica del patrimonio edilizio esistente non è stato certo raggiunto o quanto meno si poteva fare molto di più”. OLIVIERO DOTTORINI (Verdi Civici) “IMPORTANTE AVER RECEPITO LE PROPOSTE DI VERDI CIVICI, A COME AVER STRALCIATO DALLA LEGGE LA PARTE RELATIVA ALLE PREMIALITÀ” - Riteniamo dannoso il Piano casa di Berlusconi perché dietro c’è una filosofia devastatrice, proprio mentre tutti i paesi del mondo puntano alla riconversione ecologica della economia piuttosto che a nuove edificazioni. Oggi l’Istat e il Cresme ci dicono che 9,5 milioni di edifici sarebbero interessati all’aumento di superficie previsto dal Piano casa, per un totale stimato di ulteriori 490 milioni di metri quadri. Invece di promuovere la edilizia pubblica o la riqualificazione dell’esistente, il Governo ha scelto la deregulation edilizia di un settore che è cresciuto indistintamente da dieci anni, con una sola pausa nel 2008. Anche Confedilizia di Perugia ammonisce sul costruire appartamenti che non si vendono e solo a Perugia 2.000 sarebbero le case invendute. Ricordo che anche l’Ance ha indicato la strada della riqualificazione del patrimonio edilizio, della efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili, piuttosto che il via a nuove colate di cemento. Come Verdi e civici abbiamo chiesto di evitare la deregulation selvaggia. E’ importante che sia stato recepito quanto proposto di verdi Civici, a cominciare dalla scelta lungimirante di stralciare dalla legge la parte relativa alle premialità. Riteniamo fondamentale che l’incremento di eventuali cubature venga realizzato con materiali e tecniche di elevata efficienza energetica e che venga richiesta la certificazione ambientale per i nuovi edifici. Non siamo contrari al comparto delle costruzioni. Riteniamo che la legge umbra, nonostante i notevoli peggioramenti subiti nel corso dei lavori di commissione e la difficoltà a far accettare nostre proposte migliorative, abbia evitato i rischi maggiori. Di sicuro la norma umbra si avvicina a quella toscana e non raggiunge gli eccessi varati in Veneto. ARMANDO FRONDUTI (FI-PDL): “NON SI PUO’ PENSARE SOLO A COSTRUIRE MA ANCHE ALL’AMBIENTE - Ho presentato 23 emendamenti, dei quali 13 sono stati accolti. Secondo me ci sono anche altri aspetti che potevano essere migliorati, ma nel complesso l’atto che stiamo discutendo non stravolge il Piano casa nazionale e contiene dei principi importanti, come quello della riduzione del consumo del suolo. Credo che il Pust potrà difendere il paesaggio umbro che, come altri colleghi hanno sottolineato, è risorsa unica e non negoziabile. Non dobbiamo pensare solo a costruire, ma anche a difendere l’ambiente. Ritengo anche che la scelta di concedere un incremento del 25 per cento anziché del 35 per cento come previsto dal Piano casa originario sia giusta se consideriamo che in zone come quella del capoluogo di regione, già densamente abitate ed edificate, un aumento del 35 per cento avrebbe potuto essere eccessivo. Da sottolineare anche come le procedure semplificate (DIA) consentiranno di attivare in 15 giorni il progetto presentato, in alternativa ai piani attuativi. In conclusione, i veri fruitori del Piano casa regionale dovranno essere i cittadini proprietari di case, gli artigiani e i commercianti, oltre naturalmente a chi dovrà concretamente realizzare gli interventi previsti, ovvero i costruttori”. SCHEDA. DDL “NORME PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO E LA PIANIFICAZIONE E PER IL RILANCIO DELL'ECONOMIA ATTRAVERSO LA RIQUALIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE” OBIETTIVI. Le legge disciplina i rapporti tra Regione, Province e Comuni nella pianificazione (tutela, valorizzazione ed uso del territorio), per assicurare un sistema di “governo multilivello” coordinato e integrato, che attui la copianificazione secondo criteri di sussidiarietà, integrando la programmazione territoriale di natura economica con la pianificazione, strategica e di qualità, nelle sue valenze paesaggistiche, naturalistiche e culturali. Alla Regione spetta l’indicazione di strategie e indirizzi, e agli enti locali l’approfondimento programmatico, localizzativo e regolativo delle scelte. Alle Province è assegnato un ruolo centrale, espresso attraverso il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Pctp), strumento di raccordo, supporto e integrazione tra le pianificazioni comunali. Un sistema di “governance” che prevede anche la partecipazione dei cittadini, da assicurare attraverso la concertazione con i soggetti economici e sociali e la consultazione dei cittadini, singoli e associati, assicurando adeguate forme di pubblicità e conoscenza delle scelte di pianificazione. Una parte del disegno di legge (articoli dal 33 al 38) definisce le nuove norme per gli interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione degli immobili, in attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 31 marzo scorso che prevede azioni per il rilancio dell’economia attraverso l’edilizia. FINALITA’. Realizzare la trasformazione territoriale e urbana assicurando sostenibilità ecologica, sicurezza, efficienza e funzionalità degli insediamenti e qualità del paesaggio; fornire gli strumenti di governo del territorio attuando criteri di sussidiarietà e copianificazione; assicurare una gestione condivisa delle trasformazioni territoriali, che tenga conto degli interessi pubblici e assicuri parità di condizioni tra i privati; far diventare l’Umbria un “Laboratorio di sostenibilità”, per accrescere la competitività territoriale, attraverso qualità e innovazione. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE. Sono due i nuovi strumenti di programmazione previsti: il Piano urbanistico strategico territoriale (Pust), che ridefinisce contenuti e finalità del vecchio Piano urbanistico territoriale rafforzandone il ruolo di indirizzo generale, e il Piano paesaggistico regionale (Ppr). Con il Pust la Regione persegue i suoi obiettivi territoriali, fissando le linee di indirizzo per una visione integrata del territorio regionale, in coerenza con le strategie nazionali e delle regioni vicine. Con questo strumento, che di fatto sostituisce il Piano urbanistico territoriale (Put), fissa le strategie e gli indirizzi della Regione e rappresenta quindi il quadro programmatico di riferimento per l’attuazione sul territorio della pianificazione urbanistica. L’altro strumento, il Piano paesaggistico regionale, fissa e punta a mantenere la qualità dei caratteri identitari del paesaggio umbro e a tutelarne i valori riconosciuti; prevede i rischi conseguenti a mutamenti del territorio e fissa strategie volte alla riqualificazione dei paesaggi deteriorati. Di rilievo l’inserimento nella normativa di particolari tutele per gli oliveti che rappresentano “un elemento identitario del territorio umbro”. Prevista l’istituzione di un Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio. Per realizzare un efficace monitoraggio integrato del territorio regionale, la legge prevede l’istituzione del Siat (Sistema informativo regionale ambientale e territoriale) AMPLIAMENTI E RECUPERI (“PIANO CASA”). Le disposizioni riguardanti questa parte della legge avranno validità di 18 mesi dall’entrata in vigore della legge. AMPLIAMENTI. Potranno essere ampliati fino a un massimo del 20 per cento della superficie utile calpestabile (Suc), gli edifici a destinazione residenziale uni-bifamiliari, di superficie, o di tipologia diversa da questi che non superino i 350 metri quadrati, e comunque entro il limite massimo di settanta mq per edificio. Ampliamenti sono consentiti anche se realizzati in forma indipendente dall’edificio, ma in questo caso sono condizionati alla valutazione di sicurezza e a interventi di miglioramento sismico. Tutte le parti ampliate dovranno assicurare “elevata efficienza energetica”. Per effettuare questo tipo di interventi sarà sufficiente la denuncia di inizio lavori (Dia) se gli immobili non sono compresi in un eventuale piano attuativo. DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE. Per questi interventi si prevede un incremento della superficie di non oltre il 25 per cento, con l’obbligo di conseguire la certificazione di sostenibilità ambientale prevista dalla normativa regionale. Consentiti anche ampliamenti su edifici costituiti da più alloggi (almeno 8, con superficie totale di 800 metri quadrati) : in questo caso l’incremento è destinato per non meno del 50 per cento alla realizzazione di abitazioni con superficie minima di 60 mq, da affittare a canone concordato per almeno 8 anni. L’incremento di superficie, sempre nel caso di demolizione e ricostruzione, può arrivare al 35 per cento se l’intervento riguardi almeno tre edifici ricompresi in un Piano attuativo, previa certificazione di sostenibilità ambientale. Consentiti interventi di ampliamento e ricostruzione anche su edifici residenziali con presenza di destinazioni d’uso diverse a condizione che queste non superino il 25 per cento della superficie totale. Per questo tipo di intervento è consentito il procedimento edilizio abbreviato. ATTIVITÀ PRODUTTIVE. Incrementi di superficie (ampliamento o demolizione e ricostruzione), fino a un massimo del venti per cento, sono previsti infine per gli edifici a destinazione artigianale, industriale e per servizi (esclusi alberghieri, extralberghieri e commaeciali di medie e grandi dimensioni), in questo caso occorre siano oggetto di un piano attuativo (parere della Provincia entro 30 giorni), che interessi una superficie fondiaria di almeno 2 ettari, preveda la riqualificazione dell’intero complesso e rispetti le condizioni relative al risparmio energetico. AMBITO DI APPLICAZIONE. Dagli ampliamenti vengono esclusi gli edifici ricadenti nei centri storici e nelle aree soggette a vincoli di inedificabilità assoluta in base a normative statali, regionali o previste dallo strumento urbanistico generale comunale. Non potranno beneficiare della procedura semplificata gli edifici ricadenti nelle zone agricole e realizzati successivamente al 13 novembre 1997, per l'ampliamento degli edifici realizzati in data anteriore al 13 novembre 1997 resta fermo il limite di superficie complessiva di quattrocentocinquanta metri quadrati previsto dal comma l dell'articolo 35 della legge regionale “11/2005”. Esclusione anche per gli edifici situati nelle zone a rischio frana e idraulico, per quelli ricadenti negli ambiti concernenti rispettivamente la riserva integrale e quella generale orientata dei parchi nazionali, classificati come beni culturali, edilizia speciale, monumentale o atipica ricadenti nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Non rientrano nella nuova normativa anche gli edifici eseguiti in assenza di titolo abilitativo e che non abbiano conseguito al 31 marzo 2009 il titolo abilitativo a sanatoria a seguito dell’accertamento di conformità o del condono edilizio; gli edifici ricadenti in zone omogenee o ambiti dove lo strumento urbanistico preclude la possibilità di realizzare ampliamenti o ristrutturazioni che riguardino la completa demolizione e ristrutturazione dell’immobile. Gli incrementi della superficie non si cumulano con quelli eventualmente consentiti dagli strumenti urbanistici comunali o da norme regionali. I Comuni possono comunque, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, escludere l’applicabilità di queste norme o stabilire percentuali inferiori di ampliamento. CONDIZIONI. Tutti gli interventi di ampliamento dovranno attenersi alle seguenti condizioni tecniche e applicative: garantire il miglioramento della qualità architettonica e ambientale; divieto di superare le altezze massime previste dagli strumenti urbanistici; mantenimento degli allineamenti stradali, fasce di rispetto, e distanze minime; applicazione della normativa antisismica; gli interventi di demolizione, ricostruzione e ampliamento di sono subordinati al reperimento di spazi per parcheggi pertinenziali relativamente all'intero edificio comprensivo dell'ampliamento; gli incrementi non sono cumulabili con quelli eventualmente consentiti dagli strumenti urbanistici comunali. Condividi