“Gli aumenti generalizzati dei costi energetici e delle materie prime, uniti alle recenti restrizioni sulla cessione del credito in materia di bonus edilizi, possono portare alla paralisi produttiva e alla chiusura di migliaia di imprese della manifattura e delle costruzioni, con conseguenze nefaste sull’economia e sull’occupazione.”

È il presidente regionale della CNA, Michele Carloni, a lanciare l’allarme sui rischi enormi che gravano sulla vita del sistema produttivo italiano e regionale e sul mantenimento di migliaia di posti di lavoro.

“Dopo un 2021 caratterizzato da una ripresa brillante dell’economia che, sebbene sia stata il frutto di un rimbalzo atteso dopo il lockdown, ci aveva visti guardare con ottimismo alla possibilità di recuperare il terreno perso e inaugurare un trend stabile di crescita, da alcuni mesi siamo alle prese con incognite pesanti che rischiano di mettere in discussione non soltanto le prospettive di aumento del Pil, tornato ai livelli degli anni ’90 con la pandemia, ma addirittura la sopravvivenza del nostro sistema economico-produttivo. Naturalmente – dichiara Carloni - mi riferisco ai costi abnormi dell’energia, che gravano su tutte le imprese, e in particolare sulla manifattura. Purtroppo le recenti contromisure adottate dal governo per ridurre gli importi in bolletta intervenendo sugli oneri di sistema, secondo i nostri calcoli non sono assolutamente sufficienti a mettere in sicurezza le imprese, specialmente quelle che operano in subfornitura. Parliamo di piccole imprese che, proprio per le loro dimensioni ridotte, già da anni rappresentano il bersaglio preferito di alcuni economisti ed esponenti di partito, che le accusano di essere la causa della bassa crescita dell’Umbria e di garantire salari troppo bassi. La domanda che facciamo a costoro è: chi credete che creerà lavoro nel breve e medio periodo se queste imprese saranno costrette a chiudere? La vera scommessa, al contrario, semmai, è quella di facilitare la crescita dimensionale delle micro e piccole imprese che operano in Umbria e che, nonostante le difficoltà e in un momento caratterizzato da un’alta disoccupazione, soprattutto giovanile, continuano a rimanere sul mercato svolgendo attività importanti, anche a favore delle imprese più grandi. Imprese che custodiscono competenze manuali e tecnologiche che, alla fine, rappresentano una parte consistente del valore aggiunto dei prodotti made in Italy e che andrebbero valorizzate e rafforzate invece che bistrattate come è successo per anni.”

Il rischio di uno stop alla ripresa grava anche sulle imprese del settore delle costruzioni, tornate a investire, crescere e assumere grazie al Superbonus, agli altri bonus edili e all’introduzione della cessione del credito al sistema bancario dopo oltre un decennio di crisi ininterrotta.

“Le recenti restrizioni alla cessione del credito, che permettono ai privati di monetizzare nel breve periodo gli incentivi e che hanno consentito la partenza di tantissimi cantieri nel 2021, rappresentano un grande colpo alla tenuta del settore e agli investimenti dei privati. Siamo consapevoli – aggiunge Carloni - che dietro ogni incentivo o piano di finanziamento pubblico possono crearsi spazi di manovra importanti per attività illecite. Quindi fa bene la magistratura a intervenire laddove ne ravvisi gli estremi e fanno bene gli enti di controllo a intensificare la loro attività. Non a caso anche noi, come associazione, siamo stati firmatari dei protocolli di legalità promossi dalle prefetture di Perugia e Terni con l’intento dir vigilare sulla correttezza dei cantieri. Ma limitare le possibilità di cessione del credito a una sola volta, riducendo la disponibilità ad acquisirli da parte degli intermediari finanziari, oltre a impedire nuovi investimenti di fatto rischia di bloccare lavori già in corso, causando danni economici a imprese e cittadini. L’appello che facciamo ai parlamentari – conclude il presidente di CNA Umbria - è di impegnarsi nelle modifiche normative in sede di conversione in legge dei provvedimenti.”

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