Ricoveri "NON PER IL COVID MA CON IL COVID?” La nota di Marco Squarta
“Necessaria una ricognizione negli ospedali dell’Umbria per sapere quanti sono i pazienti ricoverati non per il Covid ma con il Covid, vale a dire di tutti coloro che sono arrivati nei reparti o al pronto soccorso per altri problemi e che al momento del tampone sono risultati positivi ma senza sintomi”: è quanto si legge in una nota del Presidente dell’Assemblea legislativa Marco Squarta.
Squarta chiede di “capire, numericamente, quanti sono i pazienti affetti da altre patologie che non abbiano carattere polmonare ma pur sempre positivi al virus, scoperto per caso durante la cura di malattie concomitanti. Approfondire questo aspetto è fondamentale per conoscere l’effettiva pericolosità della variante Omicron e fare le scelte giuste per contenere la sua diffusione”.
Il presidente dell’Assemblea suggerisce di “estendere la raccolta dei dati non solo in Umbria ma in tutti gli ospedali d’Italia: la strategia deve essere comune, il Covid si sconfigge uniti. Secondo uno studio della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere pubblicato dal Sole 24 Ore, portato avanti su sei strutture tra Brescia, Genova, Bologna, Roma, Avellino e Bari, i cosiddetti pazienti 'centauro’ rappresentano il 34 per cento degli ingressi. È fondamentale comprendere quanti sono i positivi asintomatici che arrivano negli ospedali per curare traumi, infarti e tumori e in alcuni casi sono costretti a veder rallentate le proprie cure proprio a causa dell’inaspettata e per loro inoffensiva presenza del virus. Non conosco il dato percentuale dei pazienti centauro in Umbria - aggiunge Squarta - lo studio pubblicato dal quotidiano economico però è emblematico e suggerisce un cambio di strategia e di gestione da realizzare nel più breve tempo possibile perché in questa fase, rispetto ad altre più critiche di lockdown e uscite serrate, la gente è tornata a uscire e ad avere incidenti e altri tipi di influenze, situazioni ugualmente meritevoli di intervento e attenzione. La Spagna, come anche il Portogallo, o l’Inghilterra, guardano ai futuri scenari con un prudente ottimismo e iniziano a pensare di trattare il virus alla stregua di una normale influenza. Con tutta l’avvedutezza che la fase attuale richiede, è necessario che anche l’Italia impari a convivere con il Covid e le fisiologiche varianti. Oggi – conclude - è importante sapere come proteggere i cittadini attraverso strumenti alternativi a chiusure e restrizioni spesso inconciliabili con la vita sociale e lavorativa”.

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