''Un festival come Officina'' definisce Giorgio Ferrara, al suo secondo anno di direzione, questo 52/mo Festival di Spoleto, che, spiega, ''ridiventa luogo di produzione di messe in scena originali, concepite per l'occasione. Il festival approfondisce e amplia la sua vocazione di vetrina per i giovani e a tutto ciò che è nuovo e profondo, oltre a confermarsi come prestigiosa ribalta internazionale''.
E bastano alcuni nomi per capire questa dichiarazione: si va da Woody Allen, che firma l'opera di apertura, venerdì, quel Gianni Schicchi che ha debuttato quasi un anno fa a Los Angeles, a Pina Baush, al ritorno di Bob Wilson e di Luca Ronconi, ma accanto, per esempio, lo storico Teatrino delle Sei affidato all'Accademia Silvio d'Amico e ai suoi allievi attori e registi.Il tutto senza dimenticare le radici, se il concerto inaugurale, sempre venerdì ha in programma tutte musiche di Giancarlo Menotti dirette da James Conlon con l'Orchestra Verdi di Milano.
Altra opera in cartellone Mozart di Sacha Guitry, regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. Altro titolo musicale Apocalypsis, prima mondiale dell'oratorio commissionato a Marcello Panni; e ancora Figaro il Barbiere, prima italiana di un racconto di Roberto Fabbriciani, con musiche di Rossini e Elio (senza le Storie tese) come interprete.
Il settore danza, curato da Alessandra Ferri, offrel'incontro inedito fra tre (forse) più grandi coreografid'oggi: Alexei Ratmansky, Christofer Wheeldon e Wayne McGregor,al lavoro con 50 ballerini ed anche la prima italiana di Bambooblues di Pina Baush, ''un ipnotico mosaico di immagini e gesti'', nonché un omaggio a Jerome Robbins, uno dei più grandi della danza del Novecento e nome storico del festival.
Ricco il cartellone della prosa, che punta sui due spettacolidi Bob Wilson, alle prese con Samuel Becket: prima come registadi Giorni felici interpretato da Adriana Asti; poi come regista e interprete di L'Ultimo nastro di Krapp. Ronconi con un belgruppo di attori si dedica invece al Gabbiano di Cechov, in uno spettacolo lezione. E ancora Pamela Villoresi recita un nuovo testo di Vargas Llosa; Paolo Bonacelli si dedica al De Profundis di Oscar Wilde. Antonio Latella firma una versione aggiornata da Letizia Russo di Le Nuvole di Aristofane.
Completano il cartellone i concerti di Mezzogiorno, gli incontri con gli attori, le conversazioni di Spoleto idee a cura di Ernesto Galli della Loggia; e tre mostre d'arte contemporanea curate da Vittorio Sgarbi. La chiusura è come sempre affidata al concerto in piazza Duomo, dedicato per la prima volta a George Gershwin, con la direzione di Wayne Marshall.
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