La notte in cui Meredith Kercher venne uccisa, un turista rimasto in panne con la sua auto nei pressi della casa del delitto tra le 22.30 e le 23 non notò alcunché di strano e non sentì urlare. Lo ha riferito lui stesso testimoniando stamani davanti alla Corte d'assise di Perugia nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox. La vettura di Pasqualino Coletta venne fermata da un guasto appena uscita dal parcheggio di Sant'Antonio e fu poi portata via da un carro attrezzi. Rispondendo a una domanda dell'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito, l'uomo ha spiegato che la sua attenzione ''non venne attirata di alcunché di particolare''. Poi al pm Giuliano Mignini ha detto di non avere sentito rumore ''di vetri infranti''.
Sempre stamani ha testimoniato Marco Marzan, uno degli studenti che vivevano nella casa sottostante a quella del delitto, il quale ha sostenuto di ''non avere mai saputo di frizioni'' tra la Kercher e le sue coinquiline, tra cui la stessa Knox. Ha inoltre parlato delle due volte in cui Rudy Guede, già condannato per il delitto, si era recato in casa loro, addormentandosi anche sul water.
Davanti alla Corte è comparsa anche Sara Boccali, la proprietaria dell'appartamento dove Sollecito aveva vissuto fino al giorno dell'arresto. Ai giudici ha spiegato di non avere mai avuto problemi con il giovane. Oggi in aula Sollecito si è presentato con una maglietta a maniche corte ma poi, avendo freddo, ha indossato la giacca prestatagli dal suo legale. L'udienza di oggi è dedicata ai testi indicati dalle difese dei due imputati.
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