Sul Nodo di Perugia, di Paolo Brutti.
Se ne parla dal 1996, almeno. Se non si è fatto, dopo spese di progettazione, ricorsi, fatti e misfatti, qualche motivo ci sarà. Alla presentazione dello studio di impatto ambientale alla commissione nazionale del VIA furono fatte alcune osservazioni che portarono a respingerlo e che mi sembrano ancora attuali. In primo luogo fu osservato che uno studio del traffico sulla base della origine e destinazione mostrava che solo il 15% del traffico era da attribuire da provenienze e destinazioni esterne ai comuni di Perugia e Corciano. Ciò significa che se si realizzasse il nodo esso diminuirebbe del 15% al massimo il traffico tra Ponte S. Giovanni e Perugia, lasciando la tangenziale di Perugia super affollata. Questo risparmio modesto non era compatibile, per la VIA, con il costo e la devastazione ambientale complessiva. La seconda osservazione era che sarebbe stato necessario, per ottenere questa riduzione del traffico del 15%, realizzare una dissuasione, per il traffico di attraversamento, alla utilizzazione della tangenziale di Perugia, molto più breve. Ciò si sarebbe potuto ottenere solo trasformando la tangenziale in una strada urbana di scorrimento, con rotatorie e limiti di velocità, tali da rendere il restante 85% del traffico assai disagiato, forse peggio di ora. La terza osservazione fu che l’Anas non prende in carico due tratti stradali locali con medesimo inizio e termine e che quindi la vigilanza e la manutenzione del tratto urbano della tangenziale doveva passare a carico del comune di Perugia. Il direttore dell’Anas, quando si spende per lo svincolo Corciano Collestrada, ha comunicato questa condizione al Comune di Perugia? La mia conclusione è che il Nodo di Perugia nella configurazione del passante esterno, non si può e non si deve fare. Più ragionevole agire sull’ingresso alle gallerie che riceve o smaltisce l’85% del traffico e che quindi è assolutamente più essenziale delle quattro corsie della E 45 in quel tratto. Non era necessario essere un ingegnere progettista di strade per capire che la strada più ampia di sarebbe dovuta fare là dove il traffico era più intenso. Ma di sa che la ragione non stava di casa all’Anas.
 

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