Il mio amico Giuseppe, che è un buon camminatore nel verde del parco cittadino, mi ha chiesto, sapendo bene che sono un ammiratore della natura e un appassionato  scalatore di monti sia in Italia sia in altre parti del mondo, di raccontare l’ultima avventura.

Accetto volentieri, cominciando con il sostenere: PER FORTUNA CI SONO ANCORA LE OTTOBRATE DI UNA VOLTA.

La domenica sera aspetto con un misto di curiosità e ansia l'arrivo del messaggio che un caro amico ci invia per comunicarci informazioni sul luogo e sul percorso che andremo a fare il prossimo martedì 19 ottobre.

Questa volta è toccato al monte Fema, con partenza da Fematre.

Non sono un grande conoscitore dei piccoli paesi che punteggiano le montagne lungo la nostra splendida Valnerina, ma questo non lo avevo mai sentito nominare. Una delle mie numerose lacune.

In questo caso non è bastata la mappa di google per avvicinarmi al luogo prescelto. In verità nel gruppo di amici trekker ci sono molti esperti di sentieri che ricavano dalle mappe ufficiali, e non, i vari percorsi che in molti casi andiamo a sperimentare muniti di sole tracce virtuali.

L'incontro di buon mattino in un borgo alla periferia della città serve per organizzare in maniera corretta il viaggio in auto.

Arriviamo a Visso (ancora zona rossa) e scendiamo lungo le gole del Nera per arrivare dopo alcuni chilometri al paese di Fematre.

Pur con alcuni cantieri aperti anche qui, ci sono piccole viuzze chiuse per pericolo crolli. In prossimità di una bella chiesa risalente al dodicesimo secolo e accanto ad un’artistica fonte restaurata iniziamo la nostra escursione. Il freddo pungente ci ha spronati ad avviarci di buona lena lungo la salita tra alberi e arbusti in un sentiero ben tracciato ma con buona pendenza. Poco tempo dopo la prima sosta per alleggerirci della giacca a vento .

Una breve fila di dieci persone che con passo deciso raggiunge la prima radura: niente vento, cielo limpido e il sole che comincia a intiepidire il freddo mattino ci fanno sperare in una buona camminata.

Man mano che prendiamo quota si comincia a intravvedere il punto di partenza in lontananza e insieme si mettono in bella mostra anche altri piccoli paesi ai quali tentavamo di assegnare un nome con qualche dubbio di azzeccare quello giusto.

Adesso la vegetazione è solo di pascoli con erba molto bassa e punteggiata da piccoli cespugli di rovi, prugnoli e altre varie essenze.

La salita in alcuni tratti diventa molto dura e ci costringe a rallentare l'andatura e quando questa diventa più dolce, ne approfittiamo per fare una nuova sosta e per togliere altro indumento, bere e mangiare una barretta di cioccolato e frutta secca. 

Finalmente siamo arrivati….  No! ancora una valletta e poi un'altra e finalmente la cima.

Il sole diventa più caldo e il cielo sempre più azzurro. Il tepore e lo stupore ci pervadono per i panorami che si presentano ai nostri occhi con i lontani monti Appennini: dalla punta del Corno grande del Gran Sasso alle creste del vicino Redentore. Infine il Lieto, Palazzo Borghese, Cima Vallinfante, tutto il Monte Bove da sud a nord, e in lontananza, nella foschia dell'orizzonte il mare.  Seguitando con lo sguardo in senso antiorario abbiamo visto le cime e le colline marchigiane fino all’inconfondibile sagoma del Subasio.

Scompaiono la stanchezza e ogni altro problema. Dalla cima di un monte che non conoscevo, provo la grande sorpresa e soddisfazione di trovarmi in un luogo magico dove gli occhi sono incantati nel vedere tanta bellezza dominata da un silenzio e senso di pace misto al timore di essere sopraffatto da tanta inebriante visione e maestosità della natura.

Poi i campanacci delle mucche e il nitrire di uno stallone con le sue giumente mi riportano alla realtà. Dobbiamo completare il giro, ma questa volta in discesa, con inizio molto scosceso per passare poi in un’ampia vallata da sogno con prati morbidi che farebbero la gioia di tanti bambini per giocare e rotolarsi liberamente. 

Dopo circa sedici chilometri di bei sentieri e un dislivello di oltre ottocento metri siamo alle macchine e riprendiamo lentamente verso casa con la certezza di aver trascorso una giornata indimenticabile.

Presto, caro Giuseppe, racconterò altre avventure interessanti.

Ezio Borgioni

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