Perugia: “Un nuovo Curi é fattibile in 4-5 anni L’idea lanciata dall’ing. Regni
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - "Rifare il Renato Curi non solo si può, ma si spende meno che a continuare a fare manutenzione. Con un progetto ben fatto, da 12.000 posti coperti, aumentabili con strutture aggiuntive fino a 16.000, Perugia avrebbe un suo impianto polifunzionale efficiente e vivo tutti il giorni dell'anno ed al tempo stesso un bel biglietto da visita per chi viene a Perugia per ammirare la sua storia, i suoi monumenti, la sua archelogia, le sue pinacoteche..."
L'ingegner Roberto Regni, perugino doc, con esperienze maturate nello specifico settore dell'impiantistica sportiva (sua, dall'inizio alla fine, la costruzione del "Dacia Arena" di Udine, la ristrutturazione dello stadio di Trieste, i lavori in atto al Bentegodi di Verona e già - ai tempi di Gaucci - responsabile della sicurezza del Curi) nel corso della trasmissione "Fuori Campo" di UmbriaTv ha squadernato la sua ricetta per la soluzione, davanti al conduttore Riccardo Marioni ed ai suoi ospiti. In realtà, già una settimana fa, Regni aveva rilasciato una intervista a Claudio Sampaolo di PerugiaToday, sulla stessa tematica e sostanzialmente illustrando le medesime idee.
L'ingegnere é partito dall'età del Curi (46 anni giusti), costruito con tubi Innocenti e cemento armato in quattro mesi e che ha bisogno di una manutenzione ordinaria e straordinaria consistente (intorno ai 250 mila euro annui sborsati dall'ente proprietario, il Comune di Perugia), tanto che proprio adesso sono stati previsti e messi in cantiere dalla giunta Romizi addirittura un milione e 300mila euro per la messa in sicurezza della struttura.
Tutto questo considerando, in aggiunta, che il Comune di Perugia non é in grado di affrontare una spesa di 30-35 milioni e il proprietario del club, Massiiliano Santopadre, non possiede - per sua stessa, leale, ammissione - i mezzi e la potenza economica da investire nell'opera.
E allora?
"La chiave - ha spiegato Regni - la si trova nelle legge 147 del 2013 e nella possibilità di accesso ai finanziamenti del Credito Sportivo e della Cassa Depositi e Prestiti. Ovviamente il tutto deve basarsi su un progetto tecnico serio e su un piano economico finanziario altrettanto solido e convincente. A Verona gli amministratori per rifare il "Bentegodi" si sono appoggiati ad un gruppo tedesco-messicano, il cui rappresentante é l'ex giocatore Thomas Berthold..."
Gli investitori, che si dovrebbero apprestare all'impresa, avrebbero bisogno, chiaramente, di poter contare su un margine di utili. Che debbono essere individuati, per forza di cose, in attività extracalcistiche. Per dirla tutta servono circa 15 mila metri cubi disponibili nell'area di Pian di Massiano attraverso le quali ottenere la possibilità di costruire alberghi, strutture sanitarie, ristoranti, attività commerciali, per farla breve, che consentano un ritorno economico continuo ed appetibile.
"I prerequisiti - argomenta Regni - sono individuabili in una amministrazione pubblica oculata, in un club lungimirante, in una ottima progettualità".
Secondo l'idea di Regni con le facilitazioni offerte dalla legge 147 il nuovo stadio potrebbe essere completato nel volgere di pochi anni (4-5 tra progettazione, approvazione e costruzione a stralci) senza mai interrompere l'attività sportiva del Curi.
Il tallone di Achille della proposta lanciata dall'ingegnere perugino sembra essere uno solo: esistono a Perugia, in Umbria o fuori (come nel caso di Verona) imprenditori interessati all'investimento? E chi potrebbe assumersi il ruolo di "collante" tra questi soggetti? Secondo Regni, leggendo tra le righe del suo intervento, questa figura potrebbe essere svolta dal sindaco Andrea Romizi, che potrebbe lanciare una richiesta di intenti a livello europeo.
Si vedrà. Di certo il Curi versa in condizioni pre-agoniche: i bagni sono una vergogna; il cemento dei gradoni, in alcuni punti, si sgretola; i ponteggi in ferro appaiono arrugginiti; nella sala stampa, quando piove, l'acqua scroscia all'interno e allaga il pavimento; dalla tribuna per accedere all'area di accoglienza (sic) il passaggio é previsto attraverso due bocche di uscita degli spettatori, alla barba di ogni minimo principio di sicurezza. Andare avanti con interventi a rattoppo, cospicui tra l'altro, non ha, in effetti, molto senso. Tuttavia anche la strada indicata dall'ingegnere non sembra del tutto scevra da ostacoli. A cominciare dalla domanda: dove sono e chi sono gli eventuali investitori? E quale rapporto dovranno stabilire col gestore dello stadio e presidente del club, Santopadre?

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