"Desidero rivolgere un cordiale saluto di benvenuto agli organizzatori, ai partecipanti, agli oratori e agli ospiti di questo incontro. Il tema dell’economia circolare rimane, nonostante la pubblicistica sempre più ampia che lo accompagna, un oggetto in gran parte misterioso per il pubblico più ampio. Quello che molti se non tutti sappiamo è che l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. Si tratta, in buona sostanza, di allungare il ciclo di vita di un prodotto, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.

Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Si tratta di principi che si mettono in aperto contrasto con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo. Il Parlamento europeo ha chiesto recentemente l’adozione di misure anche contro “l'obsolescenza programmata dei prodotti”, strategia propria del modello economico lineare.

È ovvio che il superamento del modello di sviluppo nato nel dopoguerra non si preannuncia né facile né socialmente indolore. I governi impegnati nella transizione ecologica, cioè nel capitolo cruciale nella costruzione dell’economia circolare, dovranno impegnarsi con ogni energia e con lungimiranza per attenuare l’impatto sociale di quella che a tutti gli effetti possiamo considerare la quarta rivoluzione industriale.

I vantaggi del passaggio all’economia circolare sono in parte già evidenti in quei sistemi economici che si sono mossi prima di altri. Penso ad alcuni Paesi del Nord Europa come la Finlandia o la Norvegia dove il concetto di riuso dei materiali o di ricondizionamento di un prodotto sono già ampiamente diffusi nella produzione.

Tra i vantaggi di questa transizione non è trascurabile la riduzione della pressione sull’ambiente; una maggiore sicurezza circa la disponibilità di materie prime; l’aumento della competitività e L’impulsò all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL stimato dello 0,5%). L’Unione europea ha stimato benefici enormi in termini di incremento occupazione, calcolando in circa 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 creati dall’economia circolare.
 

Con l’economia circolare i consumatori potranno avere anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita. Ad esempio, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per €6,4 miliardi all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e €140 milioni in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate.

Ho descritto, come sempre capita nella vita, una faccia della medaglia. Confido che da questo incontro usciremo tutti arricchiti nella conoscenza di un fenomeno sicuramente complesso ma altrettanto sicuramente ineludibile. Forse per la prima volta l’Europa ha deciso di declinare al futuro i problemi lasciati irrisolti per troppo tempo". 

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