L’altra faccia di Frosinone-Perugia Fabio Grosso contro Massimiliano Alvini
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Per certi versi Frosinone-Perugia é diventato un classico. Non é un derby, certo, ma le rispettive tifoserie "sentono" molto questo confronto. Quest'anno affrontano due campionati diversi: il club laziale punta alle zone alte, la società umbra si accontenta dell'obiettivo minimo: mantenere la categoria. Per cui lo scontro di domani si annuncia duro, fisico, "una battaglia" come ha detto qualcuno dei protagonisti.
Al di là della classifica, un altro aspetto intriga gli osservatori. Il "testa a testa" dei due allenatori: uno giovane e lanciato e con un curriculum, quale Fabio Grosso, romano, con i suoi 44 anni; l'altro, Massimiliano Alvini, più maturo (con i suoi 51 anni), senza un pedigree calcistico, ma con una più lunga e vissuta attività di allenatore maturata sui campi dei dilettanti, su su, fino alla cadetteria.
Entrambi vantano, come tutti, pregi e difetti, sicuramente. Il tecnico frusinate é stato lanciato sul proscenio dal suo passato di calciatore culminato con il titolo mondiale, in cui vestì i panni di mattatore, del 2006. Stesso iter dei vari Pirlo, Nesta. Il mister toscano si é fatto da solo, passo dopo passo, conquistandosi i galloni sul campo.
"Pensare a Grosso mi fa venire i brividi - ricorda Alvini - Rammento i suoi occhi prima del rigore di Dortmund che ci regalò il mondiale, che é più dell'europeo che l'Italia ha appena vinto. É un tecnico con idee importanti, un allenatore in costruzione e con una squadra attrezzata, forte. L'ho incontrato e gli ho dato la mano l'anno passato e lo rifarò con piacere domani. É vero: veniamo da percorsi diversi, ma io sono contento del mio. Anche, io come lui, penso di avere tante cosa da dare per raggiungere l'eccellenza..."
Non correte a guardare il curriculum con gli esoneri (subiti più da Grosso che da Alvini, che si può gloriare, a buona ragione, di una "panchina d'oro" di C con la Reggiana), ma le idee, i principi di gioco. Con metodi, con sistemi diversi sia l'uno, sia l'altro, inseguono un calcio vincente.
Domani, allo Stirpe, si vedrà chi calerà le carte giuste per sparigliare il tavolo.

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