In direzione ostinata e contraria.
Una guerra sbagliata, persa sin dall’inizio, imbellettata come “esportazione della democrazia, sta per finire. E questo è un bene. Lo dicemmo anche dell’invasione dell’Afghanistan da parte dell’URSS che fu l’anticamera della dissoluzione di quel paese. Non vince un esercito di liberazione anticoloniale e antimperialista come fu in Viet Nam, ma una falange armata di islamisti infatuati della jihad che seppelliranno sotto la Sharia i diritti umani delle donne e degli uomini. E questo è un male.
In venti anni di occupazione militare la NATO, e quindi anche l’Italia, non ha saputo dare fondamenta ad uno stato afghano degno di questo nome e ha arricchito politici e signori della guerra con armi e aiuti mai giunti alla popolazione. Se però davvero di vogliono aiutare i collaboratori della NATO e degli USA a sfuggire alle vendette dei nuovi occupanti due cose non si possono fare. Non si può rimandare il ritiro dei soldati, pena una ripresa della guerra e non si può aizzare una fatua guerra fredda con i nuovi occupanti che avvantaggerebbe le posizioni più estreme tra loro e provocherebbe “il Terrore”. Ora gli inglesi e la destra di casa nostra vogliono proprio questo.
Puntano sull’incidete probabile, su nuovi morti americani che obbligherebbero Biden a rimangiarsi la fine del conflitto. E soprattutto vogliono colpire l’immagine del presidente americano, responsabile del tragico esito dello sgombero di Kabul, per rimettere in pista Trump.
La politica estera di Biden non mi piace ma mi piace di meno quella di Trump, di Johnson e dei sovranisti europei e non posso non vedere quanto sia ora di carta la tigre degli USA.
E questo è un gran bene per il mondo.
 

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