PARIGI – Malgrado l’ottimismo profuso da Berlusconi, l'Ocse stima una profonda recessione quest'anno per l'Italia, con un pil in calo del 5,3% e una ripresa solo nel 2010 allo 0,4%. E' quanto emerge dal rapporto sull'Italia dell'Ocse nel quale si evidenzia che "tutte le previsioni sono soggette a una forte incertezza".
L'analisi dell'istituto, al quale evidentemente non tange l’invito del nostro premier a far mancare la pubblicità ai giornali non in riga, rileva che il paese soffrirà di una forte incremento della disoccupazione ("che potrebbe raggiungere il 10% entro la fine di quest'anno") anche nel 2010, il che determinerà un calo dei consumi.
Allarme grave anche per il deficit, che "raggiungerà il 6% del Pil nel 2010, mentre il debito pubblico supererà il 115% e continuerà a crescere, nonostante un certo sforzo di consolidamento fiscale", per tendere al 120%.
Rispetto alle previsioni pubblicate lo scorso 31 marzo, oggi l'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica rivede le stime sul Pil a -5,3% nel 2009 (da -4,3%) e +0,4% nel 2010 (da -0,4%). L'aumento dell'impatto negativo è dunque bilanciato da qualche nota più ottimistica.
"La recessione italiana ha sorpreso per la sua ampiezza - osserva il rapporto - ma grazie alla relativa solidità dei bilanci delle famiglie e delle imprese, la ripresa potrebbe essere più robusta che altrove".
Quanto alle banche italiane finora hanno ben sostenuto il primo impatto della crisi e non hanno avuto bisogno di aiuti, "ma avranno probabilmente necessità di ulteriori mezzi propri man mano che la recessione si aggrava. Bisogna continuare gli sforzi per ricapitalizzarle, di preferenza con finanziamenti privati, sul mercato interno o all'estero, ma senza escludere l'iniezione di capitali pubblici".
L'Ocse ricorda che l'Italia, inoltre, sconta i "lenti progressi nell'introduzione delle riforme strutturali per migliorare la competitività dei servizi e l'efficienza della pubblica amministrazione".
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