Di Ciuenlai - Chi paragona Kabul a Saigon ha capito poco di cosa è successo nello scacchiere mondiale in questi ultimi decenni. Il potere globalizzato , usa metodi diversi da quelli conosciuti. Niente eserciti sul campo, niente guerre tradizionali. La parola d’ordine è destabilizzare e usare bande armate, centinaia o forse migliaia di contractors, per appiccare il fuoco dove serve e rendere invivibili molte aree del pianeta.

E’ la strategia inaugurata da Barak Obama , fedele esecutore dei poteri finanziari. Una strategia che ha portato all’eliminazione di gran parte dei regimi “stabilizzanti” sostituendoli con il caos, la cosa che oggi regna in Libia, Iraq, Libano e Mezza Africa equatoriale. Non è una follia , o un abbandono e nemmeno un rischio calcolato, è un metodo strategicamente organizzato, alimentato  e controllato a dovere da potentissime sentinelle “sul campo”.  

Parliamo di Israele, Arabia , Emirati ed Egitto. Sentinelle che non verranno mai mollate. Quando sono in pericolo, basta un bel colpo di stato (leggi Egitto e Tunisia) e tutto torna come prima. E allora perché Kabul non è Saigon. Perché il ritorno al potere dei Talebani è stato voluto e forse pure concordato. Un regime fondamentalista che confina con le zone islamiche (già in subbuglio) della Cina , gli ex stati maomettani dell’Unione Sovietica e quelli a maggioranza mussulmana della Federazione Russa,  fa maledettamente comodo e diventa una minaccia per i due principali problemi del liberismo occidentale

La sconfitta di questo metodo di azione politica in Siria, ha portato ad un ripensamento. Chiusa quella guerra era necessario trovare qualcosa che riaprisse un processo di destabilizzazione in tutta quell’area allargandone gli orizzonti. E,  guarda un po',  i talebani sono la risposta “giusta” per soddisfare questa nuova esigenza .

P.S. Ah , per chi non lo sapesse, i Talebani erano gli alleati Usa contro i Russi

 

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