TERNI - Ricavi non dichiarati al fisco per oltre 130.000 euro, Irpef ed IVA non versate per circa 155.000 euro e per circa 100 mila, nonche' 11 lavoratori in nero occupati, dei quali 2 nel settore edile e 9 in quello manifatturiero dell'abbigliamento. E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Terni a carico di 10 operatori commerciali cinesi, operanti a Terni, Orvieto e nell'Amerino, in settori commerciali quali abbigliamento, oggetti d'arte, edilizia, call center, chincaglieria.
L'operazione che rientra nell'ambito degli accertamenti di routine, ha riguardato anche il passaggio di licenze commerciali e le compravendite di immobili. Nel controllo delle transazioni commerciali (vendite di immobili e cessioni d'azienda), spiega una nota delle Fiamme Gialle, sono state accertate violazioni alla normativa antiriciclaggio che regolamenta l'uso del contante ed inflitte sanzioni per pagamenti effettuati oltre la soglia consentita dei 12.500 euro; constatati infatti pagamenti complessivi per 110.000 euro in violazione di tale limite.
Sono inoltre scattate ulteriori segnalazioni ad altri Reparti del Corpo in tutta Italia per approfondire operazione sospette e possibili violazioni fiscali nei confronti di soggetti sia italiani che cinesi che hanno avuto rapporti con i 10 soggetti incappati nei controlli dei finanzieri ternani. L'attivita', protrattasi circa un mese e coordinata dal Comandante Regionale Umbria della Guardia di Finanza di Perugia, si e' incardinata in un precedente servizio svolto sempre a Terni nel maggio 2008.
La Guardia di Finanza con il Nucleo di polizia tributaria ha monitorato numerosi atti di compravendita d'immobili e di licenze commerciali intercorsi con cittadini di origine cinese. Solo a Terni risiedono ufficialmente circa 220 cinesi, ma si ritiene che la presenza sia decisamente superiore. In particolare sono state rilevate 4 violazioni alle norme, quali un caso in cui un cinese ha acquistato un immobile, versando 40.000 euro (una parte del corrispettivo totale) a un impresa edile di Terni completamente in contanti, violando cosi' le norme.
In un altro caso rilevata la cessione tra cittadini cinesi di un'azienda con sede a Roma e operante a Terni con un passaggio di 25.000 euro sempre in contanti. Le sanzioni scattano nei confronti di entrambe le parti che arrivano al 40 per cento del valore della transazione. Sono comunque in corso approfondimenti per accertare la provenienza del denaro utilizzato dai cinesi.
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