È necessario ridefinire il nostro modo di vivere e di consumare
di Fosco Taccini
Il 5 luglio in Lapponia, a Banak, è stata registrata la temperatura record di 34,3 °C, fatto senza precedenti nel continente europeo a 70° di latitudine Nord. La superficie della Terra ricoperta di neve e ghiaccio (necessaria per riflettere la radiazione solare e contenere il riscaldamento globale), stando a quanto rivelato da un recente studio, sta diminuendo di 87mila km2 all'anno.
Scarsità d'acqua, malattie più diffuse, ondate di calore, raccolti scarsi e di bassa qualità, fame e malnutrizione, migrazioni forzate dalle città inondate e dalle terre aride, estinzioni di molte specie: la vita sulla Terra come la conosciamo oggi sarà sensibilmente trasformata dal cambiamento climatico.
La questione è che il clima sta cambiando più velocemente di quanto possiamo adattarci.
In questo quadro preoccupante si inserisce la bozza del rapporto dell‘Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc)
I punti principali del rapporto sono quattro: Uno, il riscaldamento del pianeta è già in atto. Con gli attuali ritmi si verificherà un aumento di 3°C entro la fine del secolo. Due, entro il 2050 decine di milioni di persone in più soffriranno la fame, 130 milioni in più saranno in povertà estrema, centinaia di milioni vivranno in zone a rischio di inondazione, 350 milioni in più avranno problemi di siccità e ancora di più subiranno ondate di calore. Tre, ci potrebbero essere conseguenze irreversibili per molti ecosistemi. Quarto, sono necessarie azioni concrete per prepararsi alla crisi: un cambiamento negli stili di vita e nei consumi.
Il 29 luglio, è stato l’Earth Overshoot Day: il “Giorno di sovraccarico della Terra”. Ovvero, il giorno in cui gli esseri umani esauriscono tutte le risorse biologiche che la Terra è in grado di rigenerare e che dovrebbero essere sufficienti per tutto l’anno. Da questo momento in poi, siamo in deficit. È stato calcolato che consumiamo 1,7 Terre all’anno. Inoltre, è stato rilevato un aumento del 6,6% dell’impronta di carbonio per il 2021 rispetto all’anno precedente.
La crisi climatica mette a rischio milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Per tutelare le lavoratrici ed i lavoratori è necessaria una giusta transizione ecologica, che non può essere attuata a loro spese.
Devono essere definiti, mediante percorsi condivisi nel modo più ampio, piani per la giusta transizione per pianificare un nuovo modello di sviluppo sostenibile e creare nuovi posti di lavoro (buoni e non precari).
Sarà necessario, pertanto, mantenere l’attenzione alta in occasione della COP26 del prossimo novembre, in programma a Glasgow (Scozia), dove si ritroveranno le nazioni di tutto il mondo per decidere sul futuro di tutti gli abitanti del pianeta.
In Italia il susseguirsi di eventi estremi sono costati all'agricoltura italiana, tra siccità e alluvioni, oltre 14 miliardi di euro in un decennio per diminuzione della produzione agricola nazionale, danni alle infrastrutture nelle campagne. Inoltre, la cementificazione senza limiti delle nostre città ha reso i luoghi in cui abitiamo estremamente caldi. È urgente una legge per contrastare il consumo di suolo.
Bisogna essere consapevoli sulle alternative che è possibile avere (e creare) sia a livello planetario che locale. Mettendo al centro il bene comune di ogni persona e della Terra. Considerando le proposte terrificanti che arrivano da certi ambienti (per esempio fissione nucleare in piccoli impianti; iniettare CO2 nel sottosuolo; nessuna attenzione per il trasporto locale) è necessaria una nuova politica con una visione del futuro realmente basata sulle reali necessità delle persone.

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