Caro diario oggi non sarò breve, ti voglio raccontare una storia. C’era una volta una piccola isola nel mare dei Caraibi colonizzata dal grande, ricco e potente Paese dal quale era separata da una striscia di oceano. Un giorno gli isolani si stancarono di essere colonizzati, guidati da un gruppo di giovani appassionati e arditi, si ribellò e cacciò gli sfruttatori. Appena cacciati gli invasori, i giovani rivoluzionari si misero al lavoro, di primo acchito espropriarono senza indennizzo le terre agli usurpatori che furono distribuite al popolo, legittimo proprietario. Questa prima riforma, nota come la Riforma agraria, fu un primo duro colpo per I padroni coloni che videro andare in fumo un miliardo di dollari! Ben presto gli isolani decisero di governarsi con un sistema socialista. Ma non ebbero mai vita facile perché il potente vicino mal sopportava lo scorno. L’isola doveva tornare nelle sue mani e subito attivò l’embargo, praticamente la guerra, infatti tale misura è una strategia militare con l’obbiettivo d’ impedire che il nemico possa ricevere approvvigionamenti per provocarne la resa per sfiancamento. Passarono gli anni, i decenni, la comunità internazionale approvò risoluzioni contro l’embargo perché viola I diritti umani, ma i potenti si sa se ne fregano di ciò che pensa la maggioranza.
Vabbè avrai capito che questa non è una favola inventata da me, ma è una storia vera.
I protagonisti sono Cuba e gli Stati Uniti d’America.
Mi sono sempre chiesta perché gli americani non riescano a sopportare il fatto che un isola di 11,5 milioni di abitanti riesca a tenergli testa. Pensa che dal 1992 sono state ben 29 le richieste dell’Onu agli Usa sulla cessazione del bloqueo economico verso Cuba. Un’arma impropria e illegale, usata dal gigante nordamericano fin dagli anni 60 e che con il passare del tempo si è indurita sempre di più. Queste misure, che spaziano dal campo economico e a quello finanziario, sono state imposte dagli Usa in modo indiretto anche ai propri alleati, attraverso sanzioni e pressioni su imprese straniere con grossi interessi in territorio statunitense. Un vero e proprio ricatto internazionale giocato dalla più grossa economia mondiale contro la piccola isola caraibica. Ed oggi la situazione è allo stremo. «Nel 2020 Cuba, come il resto del mondo, ha dovuto affrontare le sfide straordinarie della pandemia di Covid-19. Il governo degli Stati Uniti ha abbracciato il virus come alleato nella sua spietata guerra non convenzionale. Ha volutamente e opportunisticamente intensificato il blocco economico, commerciale e finanziario (…) e il presidente Donald Trump (durante il suo mandato) ha applicato 243 misure coercitive unilaterali».
In verità I presidenti statunitensiche siano repubblicani o democratici su una punto sono d’accordo: strangolare Cuba la Perla dei Caraibi.
Ammetto che mi sarei aspettata che nella sua predica domenicale il papa si fosse espresso con chiarezza e forza contro l’embargo, invece non mi aspetto niente più dall'informazione delle reti televisive RAI, la loro faziosità rasenta la comicità!
Nonostante tutto il sistema castrista nel 2021 resiste ancora, l’isola non è stata ancora espugnata, ma è urgente un moto internazionale per dire basta all’embargo!
 

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