di Roberta Fantozzi.

Leggo curiose analisi sulla crisi del M5S per cui per Grillo si potrebbe comunque evocare il Movimento delle origini, con il retroterra antiestabilishment, ecologista radicale e un po' visionario, e Conte sarebbe invece il normalizzatore grigio e neodemocristiano.
Mi sembrano un po' da matti, tipo rimuovere l'entusiastico sostegno di Grillo a Draghi, l'endorsment per Cingolani, per non parlare della stupefacente rimozione dell'orrido video di Grillo sullo stupro del figlio.
Ma allora stai per Conte? No, starei per una sinistra capace di fare i conti con i nodi su cui è andata a sbattere in questi anni, essendo abbastanza evidente che la crescita tumultuosa del M5S è stata per più aspetti l'altra faccia della crisi della sinistra.
Quanto al M5S mi pare che vengano al pettine le contraddizioni, quelle delle origini e quelle successive.
Quella tra la democrazia diretta del "deciderà tutto il Movimento" e la relazione proprietaria che ha sempre avuto Grillo (e prima Grillo e Casaleggio), in una struttura totalmente "liquida" e priva di costruzioni democratiche permanenti.
Quella tra la pretesa di totalità ("andiamo sempre solo da soli") e il dover fare i conti con il fatto che per questa via non si faceva che rendere senza sbocco il consenso ricevuto, e quindi il suo rovesciamento nell'opposto: "o con la Lega o con il PD" del dopo elezioni 2018.
E, al fondo di tutto, l'assenza di un pensiero strutturato, il concepirsi in larga parte come espressione del senso comune mixato con qualche spruzzata visionaria, per l'appunto. Troppo poco per reggere il peso di quei consensi così rilevanti.
Apprezzo l'uscita di Conte con il rinvio delle decisioni sullo Statuto agli iscritti. Perché se lo faranno, almeno non sembrerà più solo la sfida tra "i due capi", le ipertrofie dei troppi galli nel pollaio, maschi ovviamente.
Dopodichè bisognerebbe occuparsi dei guai di casa nostra, anche con qualche umiltà.

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