“Per vincere servono bravura e fortuna” Caserta prova a vestirsi da Massèna
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Oggi parte la volata a tre. Il Perugia appare in posizione vantaggiosa sia sul Padova, a fianco, sia sul Sudtirol, che lo insegue a ruota, per essere entrato primo in dirittura.
A Fabio Caserta, però, questi discorsi sui pro e sui contro di chi sprinta davanti, non piacciono. Anzi li rigetta. Per lui il mantra è pedalare a testa bassa - per restare nella metafora della corsa - senza guardare a fianco o dietro e controllare cosa fanno gli altri.
“Essere primi in classifica adesso - argomenta il tecnico - non significa un bel nulla: mancano due partite. Abbiamo davanti una squadra forte, che ha colto risultati importanti: darà il massimo come fanno tutti.”
Il punto di vista dell’allenatore é lo stesso di sempre.
“Continuo a ripetere che noi siamo chiamati a lavorare al meglio durante la settimana ed in partita. Domani prevedo un appuntamento ostico sia per il valore degli avversari, sia perché entrando nel Curi, stadio blasonato, gli ospiti avvertiranno uno stimolo in più per far bene. Sarebbe stata un’altra cosa con gli spalti pieni dei nostri tifosi... Noi, comunque, siamo chiamati a vincere più partite possibili, non voglio che alcuno la pensi in maniera diversa. Normale che i tifosi sognino. Noi, al contrario, dobbiamo tenere bassa la tensione, perchè potrebbe risultare dannoso caricare troppo i ragazzi. Loro devono rimanere sereni e tranquilli come sempre.”
Cerca insomma, il tecnico, nei suoi l’equilibrio tra la tensione (che può ritorcersi contro come un boomerang) e la tranquillità (che permette di presentarsi sciolti, con la mente sgombra e pertanto di far giocare meglio).
Non rinnega nessun momento dell’ultima gara.
“Non mi trovo d’accordo che il primo tempo di Ravenna sia stato negativo. In campo vengono pure gli avversari che avevano anche loro in palio una posta importante. Non sempre è colpa solamente del Perugia, spesso pesa il merito degli altri. Nella ripresa, se non avessimo fatto gol dopo 20′, la partita si sarebbe sviluppata sulla falsariga della prima parte. Quando un avversario si chiude in quel modo è dura per tutti. Io non penso che siamo stati così brutti.”
Gli chiedono quale sia la ricetta giusta.
“Le chiacchiere - risponde - non servono. L’aspetto discriminante sta nel lavoro giornaliero, perché è il rettangolo verde ad pronunciare il giudizio. A me piace parlare poco e lavorare sodo e questo sarà sempre quanto chiederò pure ai ragazzi. Se si lavora bene in settimana i risultati arrivano e si migliora sotto tutti i punti di vista.”
Sull’undici non si apre.
“Deciderò domani, sebbene un’idea ce l’abbia già. Ma I criteri di scelta resteranno i soliti. Li conoscete. Voglio - chiarisce - una squadra viva in tutti i suoi elementi.”
Gli ricordano le difficoltà del mese di marzo e la replica si rivela decisa, tagliente.
“A marzo abbiamo disputato - rimarca - troppe gare ravvicinate e pagato infortuni rilevanti. Tuttavia siamo stati bravi a reagire alle difficoltà. La tranquillità? me la trasmette la squadra: noto tanta voglia di dare una mano al compagno e sacrificarsi. L’aspetto tattico conta, certo, ma non è primario”.
Sulle vittorie che molti tifosi reclamano quasi come dovute, Caserta si lascia andare ad un ragionamento dal sapore filosofico.
“Per vincere - spiega - non basta solo la bravura ma è indispensabile anche la fortuna”. Lo diceva già Niccolò Machiavelli mezzo millennio fa. E lo stesso Napoleone confidava di scegliere i suoi generali non solo per i meriti sul campo, ma anche per la fortuna che mostravano di avere a fianco.
Il grande Corso etichettava, per esempio, Andrea Massèna con la frase “il figlio prediletto della vittoria”. Il “Duca di Rivoli” (nato a Nizza, come Garibaldi) era non soltanto coraggioso, audace, creativo in azione, ma anche competente stratega.
Oggi Caserta ed i suoi ragazzi tenteranno di clonare le qualità del generale, maresciallo dell’Impero. Al tecnico calabrese, almeno domani, basterebbe fregiarsi del titolo di “Conte di Matelica”...

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