Perugia, una battaglia persa non induca a mollare la presa
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - La sconfitta dell’Euganeo ha scatenato tutta una serie di geremiadi. Di lamentazioni. Si intonano cori di “de profundis" e si scalpellinano lapidi funerarie, veri e propri epitaffi, per le speranze del Perugia di riacciuffare la vetta. Il vento del disfattismo soffia a tutta forza. Ma con questo sentimento pessimistico - che in tempo di guerra viene punito con la pena di morte - i problemi non si risolvono, si incasinano, piuttosto. Bisogna restare “Zitti e buoni”, per citare il titolo della canzone dei Maneskin, vincitori a Sanremo? Certo che no! Le analisi ed i conti vanno fatti nel bene e nel male, pure in corso d’opera. Ma senza esasperazioni. O conclusioni apodittiche. Ed usando il cervello, non le sensazioni e le emozioni superficiali, di pancia.
La sconfitta, di misura nel risultato e nella forma (tanto che nella parte finale il Padova non si é fatto scrupolo di utilizzare mezzi di basso profilo, come la perdita di tempo, più consoni all’ultima della classe che non alla capolista) comporta conseguenze sicuramente pesanti visto che i patavini si insediano a +8 dai biancorossi. Resta tuttavia l’impressione che l’undici di Mandorlini molto fisico, ma anche discretamente nervoso, non sia una macchina da guerra e che, uno o due scivoloni potrebbe subirli da qui in avanti. E se non inciampasse? nello sport, come nella vita, si vince e si perde. Se primeggia, tanto di cappello.
Mancano, tuttavia, ancora molti scontri da qui alla fine e gli umbri debbono recuperare ben due partite: mercoledì col Cesena e a fine mese con la Fermana.
Fuori dai denti: é stata persa una battaglia, non la guerra. Ricordo solo a me stesso che nel 1917 l’Italia subì l’angosciante disfatta di Caporetto, ma l’anno dopo costruì il luminoso successo di Vittorio Veneto e sedette al tavolo dei vincitori...
Pertanto sì, il “piano A” per salire in cadetteria, ha perduto sicuramente molti punti in percentuale, ma non ancora tutti in termini matematici. Per cui abbassare la guardia adesso sarebbe sciocco e autolesionistico. Un “barutolo”, o magari due, dei patavini ridarebbe fiato alle speranze dei colori umbri.
E, guai a dimenticarsene, resta comunque il “piano B”, cioé ottenere la promozione con i play off. É una lotteria? Vero, verissimo. Ma le squadre che all’appuntamento finale si siederanno al secondo od al terzo posto, godranno di significativi vantaggi rispetto alle altre.
Al momento, se si desse per scontata la volata del Padova, rimarrebbero a contendersi i piazzamenti migliori Sudtirol, Perugia e Modena. Le altre sette candidate vanno avanti a fasi alterne e, senza volerle sottovalutare, non sembrano all’altezza delle prime tre.
Attenti a dire gatto se non l’hai nel sacco, come insegnava il Trap, ma le analisi debbono tener conto anche dei valori dimostrati sul campo dai vari concorrenti. Che sono nettamente minori per le sette competitrici piazzate tra i 46 punti della Triestina (o i 48 della Feralpisalò o del Cesena, se vincessero le loro gare da recuperare: una per i primi e due per i secondi) ed i 41 della Virtus Verona. E per concludere la panoramica né il Sudtirol, che deve venire al Curi (lassù il Perugia ha pareggiato), né il Modena (sconfitto in casa e fuori) possono dirsi prive di punti deboli.
Ergo, prima di tracciare una riga blu sul torneo del Perugia, valutiamo bene, cosa buona e giusta sempre, l’intero quadro della situazione.
I conti, quelli conclusivi, dovranno essere tirati a bocce ferme. E dovranno tener conto degli aspetti tecnici e di gestione. Anche, se non soprattutto, del club.
I giocatori? anche loro se non si sintonizzeranno di nuovo, come pure sono riusciti a fare in alcuni momenti del campionato, con l’animo dei perugini. Che può venire sintetizzato in una frase, celebre, di Frida Khalo, la grande pittrice messicana su chi sia un uomo vero, un guerriero indomito:
“Non chi vince sempre,
ma chi non si arrende mai”.

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