“L’Italia ha individuato circa 50 progetti nei quali canalizzare le risorse del recovery plan. Altri grandi Paesi europei come Francia e Germania hanno concentrato ancora di più i loro programmi su obiettivi strategici ben chiari. L’Umbria invece, a quanto ci riferisce la presidente Tesei, ha presentato circa 600 progetti che, senza una visione strategica d’insieme, rischiano di riportarci alla vecchia logica dei finanziamenti a pioggia, che è quella che l’Europa non vuole". Ad affermarlo all’indomani del tavolo regionale sul recovery plan che si è svolto ieri tra Regione e parti sociali sono Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria che attendono comunque di visionare i progetti elaborati per poter avanzare osservazioni e proposte. 
I sindacati hanno criticato il metodo adottato dalla Regione: “Siamo di fronte a mere comunicazioni, in riunioni formali, ma affatto operative - spiegano le tre sigle confederali - questo non è né dialogo sociale né tanto meno concertazione. Eppure, siamo in una fase in cui servirebbe la massima coesione tra tutti gli attori, al fine di uscire dall’attuale gravissima crisi sanitaria, che impedisce naturalmente qualsiasi reale ipotesi di ripartenza economica”. 

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