di Leonardo Caponi

 

L'imperversare del contagio e la zona rossa mettono a nudo, agli occhi dei perugini e degli umbri la drammatica insipienza del gruppo di amministratori di centro destra, dilettanti allo sbaraglio (compresi, anzi in primis, quelli fatti calare dal Nord) che stanno gestendo nel peggiore dei modi la crisi o la resa del sistema sanitario pubblico. E' certo vero che la pandemia non è colpa della Giunta regionale o dei maggiori comuni oggi gestiti dalla Lega. Ma essi hanno la colpa di aver mandato in prima pagina l'Umbria come la Regione che fa gli ospedali (da campo), poi li tiene chiusi, poi li apri scordandosi di assumere i medici (scappati in Toscana a dare i concorsi) oppure abbandona il tracciamento e la mappatura dei contagi o si rende responsabile di altre nefandezze del genere. Persino Fratelli d'Italia si rende conto che così non va e protesta. E' incredibile e intollerabile l'atteggiamento della Tesei capace solo di chiedere al governo e di accusare il governo, quasi come se lei stesse o venisse dalla luna. Questa gestione catastrofica della pandemia (e questa forse è la cosa più grave) ha fatto precipitare i medici e gli infermieri degli ospedali e dei servizi sanitari pubblici in un stato di totale smarrimento, paura, carico di responsabilità senza protezione, protesta inascoltata che se non si ripercuote sulle prestazioni è solo per il loro coraggio.
Ma per mandare via la destra ci vorrebbe qualche cosa che non c'è. Una opposizione che quelli che stanno in consiglio regionale non sanno e non voglio fare in quanto prodotto della politica liquida ed eclettica di questi anni. Eppure esistono movimenti, come quello per la difesa dell'Ospedale di Spoleto o dei medici progressisti contro la pandemia con i quali la sinistra potrebbe trovare una interlocuzione e costruire insieme una rappresentanza politica. Se poi qualcuno si muovesse dal Palazzo, tanto meglio, ma non ci spero.
 

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