di Paolo Brutti

Lunedì Draghi vedrà le forze sociali. Poi farà un secondo giro nel quale a lui non basterà ascoltare ma bisognerà dire. L’istituto del “dictator” era previsto nel sistema della repubblica romana. Ma aveva uno scopo predefinito e un tempo predefinito. Se Draghi, come dicono alcuni ormai in piena crisi lattacida da fiatone, è l’unica via occorre dire per fare cosa. Meno vasto sarà il programma di Draghi più saranno probabili le convergenze. Pandemia e Recovery, altro non vedo, se no il governo non può che essere politico, se non vogliamo passare a un sistema presidenziale di ordine due, quello in cui un presidente senza mandato politico ma solo istituzionale nomina un presidente che riunifica sotto di sé esecutivo e legislativo. Io passerei in clandestinità.
Draghi ha introdotto un concetto noto da secoli, che c’è il debito buono e il debito cattivo. Un passo avanti rispetto a quando ogni debito era cattivo. Applausi come se avesse quantizzato la relatività generale e corre l’interpretazione cara a Confindustria che il governo Conte abbia fatto un monte di debito cattivo. Poi, un attimo dopo, dai banchi dello stesso telegiornale che lo annuncia e che si dice progressista, sale un coro di applausi per i 1400 dollari per americano proposti da Biden. Si tratta di debito pubblico. Buono, cattivo? Buonissimo dice il panciuto ancorman rinforzato da una sua slavata collega. What’s America. Non si capisce se Biden glieli darà tutti i mesi o una tantum. Ma saranno comunque molti ma di meno di un anno di cassa integrazione e un anno di ristori come è successo per milioni di italiani. Ora chiedo a chi ama la verità, se il nostro era debito cattivo quello di Biden perché ha il profumo di ambrosia?

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