Concetti scientifici basilari
di Giovanni Dozzini
Al supermercato chiedo il pane.
"Vorrei quel tipo là", e lo indico.
"Una fila intera?".
"No. Facciamo un terzo, più o meno".
"Quindi metà".
"Beh, un po' meno".
L'addetta è perplessa, prende il pane e impugna il coltello, poi poggia la lama sulla crosta e cerca la mia approvazione con lo sguardo: un terzo sarebbe così?
Io annuisco, e l'affare è fatto.
Non so se io sia l'unico cacacazzi che va in giro a chiedere frazioni - a onor del vero, ne converrete, piuttosto elementari - di file di pane, ma a me episodi del genere sembrano la conferma che far entrare in testa alla gente concetti scientifici basilari, mentre in questa fase storica sarebbe necessario che se ne comprendessero, e bene, certi molto complessi, sia un'impresa ardua, forse proibitiva. È qualcosa che ha a che fare con la poca considerazione che nella nostra società, a tutti i livelli, da quello scolastico a quello mediatico, si dà all'alfabetizzazione scientifica. Un problema serio, come molte persone ben più ferrate di me hanno avuto spesso modo di denunciare negli ultimi mesi, un problema serio sempre e a maggior ragione adesso e ogni volta che per esempio si tratta di dare il giusto peso alle proprie percezioni e di essere capaci di confrontarle con quel che dicono i dati, le stime, le statistiche.
Detto in altri termini, l'incidenza politica di questa scarsa confidenza diffusa coi numeri è enorme.




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