Facciamo bene i conti.
di Paolo Brutti.
La ricerca di responsabili tra i governanti per la ripresa della pandemia ha solo il significato politico di attribuire delle colpe sperando che i cittadini ci credano e cambino orientamento elettorale. Un esempio banale. Si dice su alcuni organi di stampa che i contagi hanno raggiunto il livello di marzo per dire che sono stati sprecati sette mesi cullandosi sugli allori. Chi lo sostiene è un perfetto incompetente in malafede. Trascura un fatto macroscopico. A marzo si facevano i tamponi solo a chi era ricoverato e il numero di tamponi era pressoché uguale a quello degli infetti. Quindicimila nuovi infettati corrispondevano a poco più di quindicimila tamponi. Oggi si trovano quindicimila positivi su circa 200 mila tamponi e questo vuol dire che la maggioranza dei tamponi positivi è costituita da pauci sintomatici e a sintomatici e circa un terzo sono duplicati di positivi già conteggiati. Quindi a marzo il rapporto tra positivi e tamponati era pressoché il 99% mentre oggi è dell’8%. Il virus c’è ed è pericoloso ma stiamo ora dieci volte più sicuri di marzo senza contare i progressi farmacologici. Questo vuol dire che con questi numeri il lockdown di marzo era necessario e che oggi non ci sono le condizioni per ulteriori misure di grande impatto sociale ed economico.

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