Malgrado condizioni pesanti contrarie il risultato del referendum costituzionale sul taglio
del Parlamento ha visto non solo la vittoria del Si ma anche una importante affermazione
del No, che con oltre il 30 % dei consensi ha reso evidente che il contrasto al populismo e
alla demagogia è non solo doveroso ma possibile.
La campagna del No è stata un importante contributo alla vitalità della nostra democrazia,
ha costretto il Si ad impegnarsi nella campagna elettorale, ha impedito che passasse sotto
silenzio un appuntamento di grande rilievo costituzionale come il referendum, evitando un
plebiscito, e ha mobilitato energie rilevanti in tutto il Paese a sostegno della Costituzione e
dei suoi istituti fondamentali, come il parlamento.
Non sono bastati una campagna di informazione preventiva che puntava a dare per
scontata la vittoria del Si e quindi l'inutilità del referendum, né lo squilibrio
dell'informazione radiotelevisiva a sostegno del Si, né l'imposizione di una brevissima
campagna elettorale condizionata dalla presenza di altri appuntamenti elettorali negli stessi
giorni, né il disimpegno di altri a contrastare populismo e demagogia antiparlamentare.
Ha pesato negativamente l'inadeguatezza di questo Parlamento rispetto al ruolo centrale
che la Costituzione gli assegna come rappresentante dei cittadini, per i deficit dei partiti
spesso ridotti a comitati elettorali, grazie a leggi elettorali che dal “Porcellum” ad oggi
hanno sottratto ai cittadini la scelta diretta di chi eleggere consegnando questo potere ai
capi partito.
Noi abbiamo difeso il ruolo del Parlamento previsto dalla Costituzione, in contrasto con
l'uso smodato e improprio dei Decreti legge, dei voti di fiducia, dei maxi emendamenti, a
cui il M5Stelle vorrebbe aggiungere il vincolo di mandato oggi escluso dall'articolo 67
della Costituzione, e lo abbiamo fatto malgrado l'evidente inadeguatezza della sua attuale
qualità e della scarsa capacità di operare con autonomia, onore e responsabilità.
Non ci siamo chiesti se la vittoria del No era certa ma se era giusto impegnarsi per
affermarne le ragioni. Il No ha avuto risultati importanti nei grandi centri urbani, in
particolare nel nord e nelle aree dove era meno difficile far passare il nostro messaggio
controcorrente, tra i giovani che sono stati una risorsa importante per il No - in
maggioranza tra gli studenti – e in partiti che pur dichiarandosi per il Si hanno dovuto fare
i conti con importanti posizioni interne per il No.
Il risultato è che il No è passato dal 10 % dei primi sondaggi ad oltre il 30%.
Non nascondiamo che a differenza del 2016 settori sociali fondamentali, colpiti dalla crisi
causata dalla pandemia, non si sono impegnati nello stesso modo, come ad esempio parte
del mondo del lavoro e i sindacati, mentre altre associazioni, a partire da Anpi e Arci, si
sono impegnate per il No. Questo è anche il frutto di anni in cui si è sedimentato un

pensiero utilitaristico, teso al risultato immediato e accompagnato da interessate campagne
di destrutturazione dei valori civili e costituzionali.
Per questo il messaggio del taglio del Parlamento - emblematica la sceneggiata del taglio
delle poltrone davanti alla Camera – per quanto inaccettabile era semplice ed immediato,
mentre le argomentazioni del No non avevano la stessa immediatezza ed apparivano
contraddette da una crisi di credibilità del parlamento attuale.
La vittoria del Si non ha affatto stabilizzato la situazione. I ritardi, le contraddizioni e i
pericoli per il futuro della nostra democrazia sono tutti di fronte a noi e le contraddizioni
nel sistema politico sono evidenti. La crescita del ruolo dei Presidenti delle Regioni che
puntano all'autonomia differenziata, a scapito di partiti e parlamento favoriscono una
tendenza verso soluzioni accentratrici e presidenzialiste che stravolgerebbero la nostra
Costituzione. Anche le iniziative che ora chiedono una legge elettorale, in parte
condivisibili, non affrontano il problema di fondo che è come ridare centralità al ruolo del
Parlamento, per quanto ora indebolito nella capacità di rappresentare opinioni e territori a
causa del taglio. Per di più vengono annunciate iniziative di ulteriori interventi sulla
Costituzione che contraddicono le modifiche già in discussione.
Il Comitato per il No al taglio del parlamento è stato promosso dal Coordinamento per la
Democrazia Costituzionale per il periodo elettorale, prevedendo l'esaurimento del suo
compito a referendum concluso.
Quindi il nostro compito ora è ridare forza e capacità di iniziativa al Coordinamento per la
Democrazia Costituzionale, portando tutte le energie che si sono attivate nella campagna
per il No a diventarne parte attiva nelle prossime battaglie e nell'impegno a diffondere la
cultura del rispetto dell'architettura costituzionale disegnata dalle Madri e dai Padri
costituenti, per contrastare l'attacco alla democrazia rappresentativa.
Nella storia del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ci sono già due punti
essenziali per le ragioni del nostro impegno:
1. puntare ad una nuova legge elettorale che superi le liste bloccate, consenta ai
cittadini di scegliere direttamente i loro rappresentanti, da eleggere su base
proporzionale con correzione attraverso un collegio nazionale, del resto il
Coordinamento ha promosso già prima del referendum una raccolta di firme in calce
ad un documento per una legge elettorale proporzionale e un Progetto di legge,
2. Bloccare l'autonomia regionale differenziata che metterebbe a rischio l'unità
nazionale, dando forza all'argomento che debba ritrovarsi in una forma di governo
presidenziale. Esattamente questo è il disegno di radicale stravolgimento della
Costituzione che la destra vuole realizzare. Contrastare le attuali spinte centrifughe
delle Regioni che con le loro divaricazioni stanno già creando disparità nell'esercizio
dei diritti fondamentali dei cittadini italiani, ad esempio quello alla salute - come si è
visto nel corso dell'attuale pandemia - confermando le preoccupazioni sulla tenuta
dell'unità nazionale.
E' necessario avviare una riflessione su come sottrarre le modifiche della Costituzione alle
convenienze politiche del momento, ridefinendo il processo di revisione che attualmente
consegna le modifiche a una maggioranza che spesso coincide con quella del governo.

L'Italia è di fronte ad un passaggio cruciale e deve usare le risorse europee e nazionali sia
per intervenire sulle aree di disagio sociale che per ridare slancio ad un'economia
reindirizzata alla tutela del territorio e dell'ambiente, alla ricerca e alla crescita scolastica,
alla diffusione di tecnologie innovative, con al centro l'occupazione di qualità, in
particolare per i giovani. Questa fase non può essere gestita in sedi accentrate ma solo
ridando centralità al Parlamento e coinvolgendo le forze sociali fondamentali a partire dai
sindacati. E' necessaria un'azione di massa per spingere questo Parlamento, con tutti i suoi
limiti, a riscattare un'immagine negativa, che ha non poco contribuito alla vittoria del Si,
sfidandolo a recuperare il suo ruolo di rappresentanza delle ansie e delle istanze della
società.
Questi obiettivi della nostra battaglia e il protagonismo dei Comitati territoriali per il No,
che ha messo in moto importanti energie, richiedono una riflessione particolare per far sì
che il Coordinamento per la Democrazia costituzionale possa valorizzare, rilanciare e
meglio strutturare le forze che in questi anni sono stati con noi in difesa dei valori della
Costituzione.
Dobbiamo rapidamente verificare con tutti coloro che abbiamo incrociato nei due ultimi
referendum se il bisogno di stare in campo che abbiamo riscontrato in questi ultimi mesi e
la voglia di resistere e continuare la nostra iniziativa, che sta emergendo nel dibattito dei
Comitati dopo l’esito del 20/21 settembre, siano condivisi e supportati.
Un esito positivo di questa verifica è la condizione per quel rafforzamento e rilancio del
CDC di cui si è avvertita la necessità e per stare efficacemente in campo in questa fase
delicata.
In questa operazione di rilancio del CDC sarà utile aprire la nostra capacità di
interlocuzione con le diverse aree sociali, politiche e culturali, a partire dalle
rappresentanze dei giovani, che si sono impegnate insieme al Comitato per il No in questa
campagna elettorale.
Un ulteriore elemento su cui dovremo decidere riguarda la scelta di promuovere una vera e
propria campagna di tesseramento dei militanti del CDC, sia per rafforzarne la
rappresentanza che per costruire più solide basi organizzative.
I Comitati territoriali sono invitati a inviare alla Presidenza
(organizzazione.com.referendum@gmail.com) le proposte e le osservazioni a questo
documento entro una settimana. La Presidenza, raccogliendo le osservazioni, ne farà la
base per una Assemblea nazionale dei Comitati.

La Presidenza nazionale

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