di Paolo Brutti.

L'Europa è stata costruita con il trattato di Maastricht sotto il segno delle politiche di austerità. Il pericolo da scongiurare era la crescita dei deficit dei vari stati oltre il 3% del Pil. Se qualcuno sgarrava arrivava la contestazione di eccesso di disavanzo e come conseguenze imposizione di politiche di tagli e l’innalzamento dei tassi di interesse senza che nessuna autorità monetaria europea cercasse di contenerli. Anzi anche la BCE ha spesso contribuito a far esplodere i tassi di interesse dei paesi debitori.
Per molti anni questo ha reso impraticabile l’unica misura possibile per riassorbire i disavanzi, quella di pagarli con la crescita del Pil, cioè con politiche di sviluppo. Si somministrava una medicina che intossicava di più il malato. Il caso della Grecia è esemplare e l’Italia è stata spinta sull’orlo della bancarotta nel 2011. Oggi, dopo l’accordo in sede europea, possiamo dire che questa politica è stata abbandonata. Vengono messi a disposizione di tutti i paesi europei risorse abbondanti a tassi di interesse molto contenuti e addirittura con una componente importante a fondo perduto. Quelli che hanno sostenuto la tesi che il debito si paga con lo sviluppo ora hanno gli strumenti per dimostrare la bontà della loro tesi. Siamo quindi al fischio d’inizio di una nuova partita. Ora vedremo le scelte che farà il governo. Un punto però è chiaro, che la crescita deve essere europea per fornire a tutti i paesi spazio di mercato in cui espandersi. Nessun paese da solo si salva se il mercato europeo resta asfittico. Ogni soluzione che pensi di affrontare i problemi che ci pone la crisi economica attuale con i mezzi interni di un solo paese non fa che ripetere il gravissimo errore dell’austerità. E lo commettono sia quelli che pensano di proporre la espansione del debito nazionale pagato dai cittadini di ogni paese per proprio conto (versione aggiornata della vecchia troika) sia quelli che pensano ad un drastico taglio delle risorse del mercato interno con una consistente patrimoniale. I ricchi forse piangerebbero (se pure ci fosse una maggioranza politica in grado di farlo) ma in un sistema economico come l’attuale il pianto dei ricchi viene risarcito con la miseria di tutti gli altri. E se devo scegliere preferisco combattere la miseria di tutti piuttosto che la ricchezza di pochi.

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