PERUGIA - L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha modificato fortemente la vita di tutti noi, dalle relazioni sociali tra le persone fino all’utilizzo di alcuni beni, diventati improvvisamente di prima necessità, come le mascherine.

Nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria, a causa della scarsa disponibilità di questi presidi, i costi per reperire le mascherine sono lievitati, arrivando anche a costare 1.80 euro per la singola mascherina chirurgica, a fronte dell’attuale costo di 0,50 centesimi. Proprio per questo, alcune settimane fa, abbiamo presentato un atto per chiedere all’Azienda comunale delle farmacie (Afas) di compiere qualsiasi sforzo al fine di calmierare il costo delle mascherine, cercando così di aiutare le persone e le famiglie più in difficoltà. A seguito della bocciatura del nostro ordine del giorno, abbiamo avanzato una richiesta di accesso agli atti, per capire a quale costo siano state acquistate le mascherine da Afas: ed è proprio tramite questa richiesta che abbiamo scoperto che una fattura, con un importo di quasi 11 mila euro, era intestata ad una azienda perugina, dove risulta essere socio amministratore e responsabile legale proprio un membro del Cda della stessa Afas, nominato dal Sindaco Romizi.

Ieri in commissione controllo e garanzia abbiamo trattato il tema, per fare luce su questa delicata e nebbiosa vicenda, riscontrando una evidente inopportunità politica nell’operato di Afas e del suo Cda, legata alla presenza di un palese potenziale conflitto di interessi nel momento in cui una azienda pubblica acquista mascherine da un esercizio il cui titolare è membro del proprio Consiglio di Amministrazione.

Anche se la vicenda è avvenuta in un contesto emergenziale in cui è stato evidente un effettivo problema di approvvigionamento di mascherine ed è possibile che soprattutto nella fase iniziale della pandemia non erano molte le aziende del territorio che si erano organizzate per una rapida produzione, pur tuttavia non è accettabile l’idea che chi rappresenta l’azienda che vende le mascherine e chi rappresenta l’azienda che acquista le mascherine sia la stessa persona. Si sarebbe dovuto agire con maggiore attenzione e cautela, al fine di evitare di lasciare la ben che minima ombra sull’operato di Afas. È evidente che in una situazione come quella nella quale si è trovato il membro del Cda di Afas, in qualità di rappresentante della massima istituzione cittadina e in virtù di una superiore etica pubblica, si sarebbe dovuto dimettere dal Cda stesso un minuto prima di emettere la fattura alla stessa azienda della quale si è membri, al fine di tutelare nel migliore dei modi sia Afas che il Comune di Perugia.

Tutto ciò non è accaduto, non abbiamo registrato alcun ravvedimento operoso da parte dei rappresentanti di Afas auditi ieri in commissione, ma solo strenue difese d’ufficio. Se non si capisce in pieno il ruolo pro tempore che si ricopre per conto della massima istituzione perugina, è evidente che esiste qualche problema ad interpretare ed esercitare il proprio ruolo all’interno dell’Azienda. È per questo che invitiamo l’intero Consiglio di Amministrazione di Afas, per il ruolo che si ricopre per nome e per conto del Comune di Perugia e per i cittadini che si rappresentano, a considerare l’ipotesi di fare un passo indietro, perché con questo gesto sia ribadito che i membri di nomina pubblica sono tenuti sempre in prima istanza a far prevalere l’interesse di tutti.

Gruppo Pd Comune di Perugia

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