Di Leonardo Caponi

Ciclicamente Confindustria ripropone la questione dei ritardati pagamenti dello Stato alle imprese (sarebbero oggi 70 miliardi) dandogli il carattere di emergenza e presentandole come motivo principale delle difficoltà di queste ultime. Messa così la cosa non ha alcun fondamento. Le imprese conoscono benissimo i tempi di pagamento della pubblica amministrazione e li mettono nel conto sapendo che sono soldi sicuri. Furbescamente, tra l'altro, nei famosi 70 miliardi di cui sopra Confindustria comprende, per almeno la metà, tempi e scadenze di pagamento previste nelle assegnazioni, arbitrariamente giudicandoli lunghi.
La piaga delle piccole e medie imprese italiane è la subfornitura. Cioè imprese di modeste dimensioni che lavorano per le grandi imprese e altre imprese più grandi, pratica diffusissima, particolarmente nel cuore industriale della' Italia, il mitizzato nord est che, negli ultimi anni, si è ulteriormente incrementato ovunque a causa del crescente fenomeno delle esternalizzazioni. Quelle che lavorano in subfornitura sono, non avendo un mercato proprio, la grande maggioranza delle piccole imprese. Esse hanno un rapporto propriamente iugulatorio e, mi viene da dire, sono sfruttate dalle grandi imprese più di quanto queste ultime sfruttino i loro operai. Le commesse sono assegnate senza alcun contratto scritto, con tempi di pagamento assolutamente dilatati. Le imprese sub fornitrici devono garantire una flessibilità assoluta conformando la loro organizzazione del lavoro e financo il numero dei dipendenti (sui quali poi alla fine ricade il danno maggiore) a commesse ricevute all'ultimo momento, senza alcun preavviso e anche variando la tipologia del prodotto in corso d'opera. Se si opera in un settore ad alto valore aggiunto (l'industria ad alta tecnologia) gli artigiani possono contare su un certo guadagno; nei settori a basso valore aggiunto devono conciliare anche essi il pranzo con la cena. Con questo sistema un campione nella produzione del cachemire può vendere una maglietta col suo marchio a 600 euro in Germania, avendola pagata non più di una sessantina di euro tra remunerazione del suo fornitore e salario delle lavoratrici di quest'ultimo.
La sinistra non ricostruirà più una sua base popolare se non interviene su queste cose, non inalberandosi solamente sui diritti civili.

 

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