PERUGIA - Il parcheggio davanti all'azienda è deserto, dai pullman non scende nessuno. “Lo sciopero è riuscito alla grande, la fabbrica è praticamente vuota”, dice Cristiano Alunni, coordinatore della Rsu della Perugina, una delle principali realtà produttive del gruppo Nestlè in Italia.
Oggi la storica fabbrica di cioccolata di Perugia si è fermata per otto ore, insieme alle altre realtà produttive della multinazionale svizzera in tutta Italia. Uno sciopero con un'adesione altissima (oltre il 90% dicono i sindacati) in risposta alla scelta unilaterale di Nestlè di cedere a Bauli le produzioni a marchio Motta e Alemagna.
“Abbiamo passato 12 mesi ad ammortizzare la cessione di Buitoni da parte di Nestlè – spiega Alunni - e ora ci troviamo davanti a un'altra mossa inaspettata. Nestlè si priva di altri due marchi di grande prestigio e per lo stabilimento Perugina questo può comportare la perdita di una percentuale importante in termini di volumi di cioccolata prodotti”.
Davanti ai cancelli di San Sisto, dove ha sede la principale fabbrica del capoluogo umbro, i lavoratori, insieme alle delegazioni di Cgil, Cisl e Uil, presidiano dalle sei di mattina l'ingresso della fabbrica. La preoccupazione per il comportamento della multinazionale è forte: “I primi a pagare saremo sicuramente noi stagionali – dice Benedetta una delle numerose lavoratrici con contratti di questo tipo in Perugina – perché se si ridurranno le produzioni del 30% come temiamo, allora l'azienda non avrà più bisogno del nostro lavoro”.
Un pericolo “concreto” secondo i sindacati e i lavoratori che, non a caso, hanno reagito in maniera decisa con lo sciopero d oggi.
“Come nella tradizione e nei momenti più importanti della storia di questa fabbrica – afferma Vincenzo Sgalla, segretario generale della Flai-Cgil dell'Umbria e coordinatore nazionale del gruppo Nestlè per la Flai - i lavoratori Perugina hanno dato anche oggi una risposta chiara e netta. Dopo l'accordo sul torrefattore del 2007 pensavamo di aver superato la fase più critica nei rapporti con Nestlè qui a Perugia, in realtà se n'è aperta un'altra probabilmente ancor più complessa. Noi chiediamo che i manager della multinazionale, a partire dall'amministratore delegato di Nestlè Italia, Manuel Andres, dimostrino che oltre a saper vendere le aziende sono anche in grado di sviluppare business e produzioni. Avremmo davvero un enorme piacere – conclude il sindacalista – se riuscissimo a comprendere la sua strategia per questo mercato e per queste produzioni, visto che per ora ci è del tutto ignota”.
I sindacati “pretendono” dunque a questo punto un “tavolo serio” in cui Nestlè illustri strategie definite e delineate per un “confronto vero” con una parte sindacale che rivendica di aver sempre saputo svolgere il proprio ruolo “in maniera costruttiva e mai strumentale”. Ma se dalla multinazioanle non dovessero arrivare risposte soddisfacenti è già pronto il prossimo “livello di mobilitazione”. A Vevey, in Svizzera, dove ha sede il colosso dell'alimentare, il prossimo 24 giugno si terrà il coordinamento sindacale europeo alla presenza dei vertici di Nestlè. E i sindacati italiani non escludono la possibilità di organizzare per quella data una grande manifestazione di gruppo proprio “sotto le finestre” della multinazionale.
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