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PERUGIA – E’ stata rinvenuta, presso il Fondo Storico della Biblioteca dell’Istituto Tecnico Commerciale Vittorio Emanuele II di Perugia, una collezione botanica attribuita a Giuseppe Frizzi, preside dello stesso Istituto dal 1881 al 1897, valente letterato e studioso di Scienze Naturali. L'Erbario Frizzi (considerato di notevole e raro valore storico e scientifico nonché testimonianza di hortus siccus) risale alla fine del XIX secolo ed assume un ruolo fondamentale nel collezionismo botanico perugino dell’epoca. La sua descrizione è contenuta in un opuscolo “L’hortus siccus” di Giuseppe Frizzi (di Aldo Ranfa e Mara Bodesmo del Dipartimento di Biologia Applicata dell’Università degli Studi di Perugia), promosso dalla Provincia di Perugia, Università degli Studi di Perugia, l’Istituto tecnico commerciale “Vittorio Emanuele II” e il Dipartimento di biologia applicata dell’Università degli Studi di Perugia, presentato stamani presso la Sala della Partecipazione della Provincia di Perugia. L’Erbario è una raccolta di piante pressate, seccate e fissate su fogli di carta bianca e rappresenta una preziosa fonte di informazioni, oltre che un efficace strumento di studio per comprendere la variabilità di determinate specie di piante così come la loro distribuzopne geografica. Nel dettaglio, l’Erbario Frizzi si compone di 663 specie, suddivise in 37 famiglie, ognuna facente parte di una apposita cartella. Le famiglie più rappresentate sono le Compositae (157 specie) seguite dalle Leguminosae (141 specie), dalle Ranunculaceae (62 specie) e dalle Umbelliferae (60 specie). Per quanto riguarda i luoghi di raccolta, che testimoniano la fervida attività botanica di Frizzi in quel periodo, vanno ricordati i campioni provenienti dal nord, centro e sud Italia. Tra i campioni rinvenuti si annoverano esemplari di specie endemiche e specie di particolare valore biogeografico tra cui in Umbria Saxifraga exarata Vill., Saxifraga oppositifolia L., Astragalus onobrychis L. Genista germanica L. (1,4,6). Numerose sono le specie raccolte sull’arco alpino, tra cui Centaurea scabiosa L., Adenostyles alpina (L.) Bluff & Fingerh, Dryas octopetala L., Geum montanum L. ed in Sicilia come Adonis aestivalis L. e Asplenium obovatum Viv. “Considerato il notevole valore storico e scientifico dell’Erbario Frizzi, bene lasciato alla collettività – è stato detto durante la presentazione - si auspica uno studio più approfondito al fine di verificarne la reale consistenza in termini specifici, promuovendone successivamente la valorizzazione e la conservazione in locali idonei anche al fine di facilitarne la consultazione. Risulta, inoltre, di fondamentale importanza prevedere un’informatizzazione per la schedatura completa, che possa rendere fruibile e accessibile a tutti un patrimonio di così raro valore”. Condividi