PERUGIA -  Del tutto inaspettatamente anche l’Umbria figura tra le prime tre regioni sorvegliate speciali. E’ l’esito a sorpresa del monitoraggio, effettuato dalla cabina di regia ministeriale sulla base di 21 indicatori,  che verrà ripetuto settimanalmente per decidere come procedere per le riaperture,

In Umbria, la classificazione settimanale è passata da bassa a moderata (probabilità moderata/alta di aumento di trasmissione ed un basso impatto sui servizi assistenziali) per un aumento nel numero di casi ed un Rt >1 (ora a 1,23) «seppur in un contesto ancora con una ridotta numerosità di casi segnalati e che pertanto non desta una particolare allerta».

Non è, dunque, una situazione particolarmente allarmante, ma resta comunque il fatto che si tratta di una retrocessione da prima della classe e Cenerentola.

A quanto ci risulta ci saremmo meritati la “bocciatura” in virtù di una ripresa varso l’alto della curva dei nuovi positivi, lieve ma pur sempre in ripresa quanto basta per decidere di rialzare anche il livello di attenzione. Altre regioni che pure presentano dati pandemici numericamente assai più rilevanti, questa curca verso il basso l’anno mantenuta ed il giudizio nei loro confronti è rimasto inalterato.

Come è potuto accadere? Difficile per chi, come noi, non possiede le informazioni necessarie, rispondere a questo interrogativo, per cui non ci resta che azzardare qualche ipotesi non basata su solide considerazioni scientifiche.

Anche oggi, pur con un numero di tamponi non certo eclatante (786 in tutto), l’Umbria ha denunciato 2 nuovi positivi il che lascerebbe presupporre che se i tamponi fossero stati il doppio, come accade in giorni normali, anche questa cifra si sarebbe potuta raddoppiare.

Non ci è dato sapere con quale criterio si stabilisca la quantità di tamponi giornalieri da effettuare e chissà che la scelta non venga condizionala dalla necessità di smaltire lo stock dei kit per i testi sierologici acquistati a caro prezzo, benchè gli esperti ci dicano in continuazione che si tratta di strumenti totalmente inaffidabili, ma la spesa sostenuto va comunque giustificata.

Sta di fatto, però, che per “scovare” (questo termine., che non è piaciuto a qualcuno, ci sembra calzante poiché il covid-19 è un nemico pericoloso che sa bene come mimetizzarsi e richiede maestria nello stanarlo) i soggetti positivi che erano presenti all’interno dell’ospedale di Terni alla fine si è dovuti ricorrere ai tamponi.

L’impressione ultima è che per condurre questa battaglia si vada avanti per tentativi, pronti a sposare ogni sorta di sperimentazione, soprattutto se proveniente dalla terra di origine del nostro assessore veronese alla salute, il geom. Luca Coletto, e dei collaboratori che si è portati con se.

E poi, per trovare gli “untori” occorre per prima cosa cercarli e, combinazione, proprio il giorno successivo alla divulgazione della retrocessione dell’Umbria, il numero dei tamponi è stato fortemente ridotto.

ep

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