PERUGIA - Il confronto tra i consulenti di accusa e difesa sulle cause che portarono alla morte di Francesco Narducci e' stato oggi al centro dell'udienza preliminare che vede imputate 22 persone per presunte irregolarita' compiute in occasione del ritrovamento del cadavere del medico perugino nelle acque del Trasimeno. Ad essere sentiti dal gup Paolo Micheli sono stati i consulenti del pubblico ministero Giuliano Mignini, il professor Giovanni Pierucci (che ha eseguito l'esame autoptico sul corpo di Narducci) e il medico legale Gabriella Carlesi. Sentiti, invece Carlo Torre e Giuseppe Fortuni come consulenti dei familiari indagati, difesi dall'avvocato Francesco Falcinelli, e il dottor Massimo Ramadori, esperto nominato dalla vedova Francesca Spagnoli, parte civile rappresenta dall'avvocato Francesco Crisi. I consulenti dell'accusa hanno ribadito quanto gia' sostenuto in seguito all'autopsia svolta nel 2002 sul corpo del giovane medico perugino e che individua la causa della morte di Francesco Narducci in una asfissia meccanica violenta prodotta da costrizione al collo (strozzamento o strangolamento) secondo una ''volonta' omicidiaria''. Per gli esperti dell'accusa, quindi, il cadavere ripescato a Sant'Arcangelo nell' ottobre 1985 non era quello del medico perugino. A sostenere la tesi dell'omicidio anche il dottor Massimo Ramadori, consulente della vedova Francesca Spagnoli. Tesi completamente diverse quelle sostenute, invece, dagli esperti della difesa che contrastano la teoria dell'omicidio sostenendo, viceversa, che Francesco Narducci mori' per un evento accidentale o perche' suicidatosi nelle acque del lago Trasimeno. Ad avvalorare la loro ipotesi ci sarebbe anche l'assunzione da parte del medico perugino di meperidina, un oppiaceo di sintesi. Per loro, inoltre, la frattura del corno superiore sinistro non e' da ricondurre ad una ''azione omicidiaria''. L'udienza e' stata rinviata al 17 giugno prossimo quando ad essere sentiti saranno ancora i periti, questa volta sulla perizia antropometrica e quindi sulle questioni concernenti il ritrovamento del cadavere. Tra le 22 persone per le quali il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio figurano, oltre ai familiari del gastroenterologo, pubblici ufficiali, appartenenti alle forze dell'ordine e altri soggetti. Nel fascicolo sono stati contestati a vario titolo 22 capi d'imputazione per reati quali falso, omissione d'atti d'ufficio, occultamento di cadavere ed altri. Tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse. La parte centrale dell'inchiesta riguarda una presunta associazione per delinquere della quale sarebbe stato promotore e organizzatore Ugo Narducci, padre del medico trovato morto. Il sodalizio avrebbe operato - secondo la ricostruzione accusatoria - dal giorno della scomparsa del gastroenterologo fino a dopo il luglio del 2004 per cercare di sviare gli accertamenti sulla morte. In particolare per evitare che si ipotizzasse un omicidio legato alle vicende del ''mostro di Firenze''. Secondo il pm Giuliano Mignini Narducci sarebbe stato in qualche modo legato ''almeno'' agli ultimi quattro duplici omicidi avvenuti in Toscana. I familiari di Narducci hanno sempre sostenuto, invece, che il medico era del tutto estraneo alle vicende del ''mostro di Firenze''. Condividi