Caro Paolo, ti volevo esprimere l'apprezzamento per la conferenza stampa che hai fatto l'altra sera su Rai 3 ma continuo a non essere convinto di andare a votare. In questo anno siete completamente scomparsi e in più vi presentate divisi alle elezioni dove c'è la soglia di sbarramento al 4%. Questa divisione mi ha molto deluso e quindi ero deciso a non andare a votare. Adesso sono indeciso e vorrei capire meglio.
Carlo via mail
Caro Carlo, sollevi un problema presente nella testa di tante compagne e tanti compagni: siete sconfitti e quindi non contate niente e andate divisi per cui siete anche suicidi. Per questo non meritate il voto.
Vorrei provare a motivare perché questo ragionamento di apparente buon senso non risponde ai problemi che abbiamo dinnanzi e perché la scelta di presentare la lista anticapitalista e comunista costituisce un passaggio positivo, l'unico che apra oggi la prospettiva per la ricostruzione di una sinistra degna di questo nome.
Innanzitutto: quando è cominciata la sconfitta politica della sinistra? La sanzione della sconfitta è stato il risultato catastrofico della Sinistra Arcobaleno e le radici della medesima risiedono nella fallimentare esperienza del governo Prodi. Il risultato peggiore della sinistra in Italia è cioè avvenuto quando la sinistra si è presentata tutta insieme. Questo è il paradosso: il massimo di unità ha coinciso con il massimo della sconfitta. Penso che sia totalmente sbagliato rimuovere questo elementare dato di fatto, perché la vulgata secondo cui l'unità, di per sé, produrrebbe un successo, non corrisponde al vero: lo abbiamo visto per la Sinistra Arcobaleno ma anche il Partito democratico mi pare non vada meglio.
Anche sul terreno elettorale si tratta allora di costruire una unità non generica ma su un progetto politico chiaro. A tal fine è bene analizzare quali erano gli elementi caratterizzanti la Sinistra Arcobaleno e che ci hanno portato al disastro. Brevemente mi paiono così riassumibili: l'assenza di un progetto politico chiaro; la percezione della nostra inutilità nell'esperienza di governo e di subalternità nei confronti del Pd; la percezione della nostra internità alla casta e alle sue degenerazioni; la rimozione dei simboli del movimento operaio dal simbolo della lista.
A mio parere, per evitare di ripetere il disastro della Sinistra Arcobaleno è necessario fare i conti con questi elementi, perché in politica, come nella vita, c'è qualcosa di peggio di fare un errore ed è quello di non riconoscerlo e di ripeterlo. Noi, a partire dagli errori fatti con l'Arcobaleno abbiamo cercato di non ripeterli. Per questo in vista delle elezioni europee abbiamo proposto di fare una lista unitaria che avesse come riferimento chiaro il Gruppo unitario della sinistra nel Parlamento europeo (il Gue), cioè che si collocasse in Europa chiaramente all'opposizione delle politiche neo liberiste e che il simbolo della lista contenesse la falce e il martello. In questa doppia scelta vi è una scelta unitaria che non ripeta gli errori della Sinistra Arcobaleno.
L'indeterminatezza rispetto a quale gruppo far confluire i parlamentari europei - come richiesto da Sinistra e Libertà - avrebbe infatti riprodotto un cartello elettorale con una aggravante: almeno la Sinistra Arcobaleno si sapeva che andava all'opposizione; se non si sceglie in che gruppo andare in Europa, a seconda dei parlamentari che vengono eletti, ci si può trovare al governo o all'opposizione della "grande coalizione" che nei fatti governa il nostro continente. Si tratta di una posizione insostenibile, non solo perché priva di ogni prospettiva politica, ma perché rappresenta una vera e propria apoteosi dell'autonomia della politica, in cui la casta chiede un voto per poi farne quello che vuole.
Inoltre, l'indeterminatezza rispetto alla collocazione europea - al governo o all'opposizione, con la socialdemocrazia o alternativi alla socialdemocrazia - è il frutto diretto della scelta di una relazione subalterna con il Partito democratico e con il bipolarismo italiano. Non a caso Sinistra e Libertà non ha scelto in che gruppo andare in Europa ma a livello locale ha scelto di fare coalizioni con il Pd più o meno dappertutto, connotandosi nei fatti come una corrente esterna del Pd medesimo.
A questi elementi a valenza "nazionale" va aggiunto l'elemento di fondo della prospettiva europea. L'Europa non è solo un altro - l'ennesimo - livello elettorale: l'Europa è il terreno concreto della possibilità di costruzione dell'alternativa. In questi anni il liberismo ha svuotato di poteri gli Stati nazionali e ha collocato le dimensioni dell'accumulazione capitalistica ad un livello sovranazionale. Da questo punto di vista l'Europa costituisce il livello minimo su cui è possibile costruire una politica che sia in grado di incidere sui meccanismi di fondo del modello di sviluppo. L'Europa è il livello minimo su cui costruire una politica e una pratica rivendicativa efficace per uscire da una dimensione difensiva e porre il tema dell'alternativa. Per questo la collocazione rispetto alle politiche europee e la costruzione o meno di una sinistra europea autonoma dalla socialdemocrazia è un punto decisivo della nostra collocazione politica, come lo è l'internità o meno al movimento no global. L'alternativa al capitale è tale solo se si pone "al livello del capitale", se lo padroneggia; per questo è decisivo costruire a livello europeo e mondiale un punto di riferimento alternativo alle socialdemocrazie. Per queste ragioni qualunque unità a sinistra che non si ponga chiaramente questo obiettivo è semplicemente una realizzazione provinciale e priva di prospettiva politica.
La seconda scelta che abbiamo fatto riguarda il mantenimento o meno dei simboli del movimento operaio e la domanda da porsi è: la sinistra si deve vergognare di quei simboli e di cosa hanno rappresentato nel nostro Paese? Può una sinistra presentarsi alle elezioni nella totale indeterminatezza dei propri riferimenti oltre che nell'assoluta mancanza di un progetto politico di collocazione in Europa? Penso di no. Qualsiasi ipotesi di trasformazione sociale, di sinistra, deve riconoscere le proprie radici per poter crescere. Questo è tanto più vero in Italia, dove la sinistra moderata si è variamente esercitata in questi ultimi venti anni a distruggere l'autorità morale e politica della propria storia e i risultati sono disastrosi.
Per questo ritengo che la scelta che abbiamo fatto sia la più corretta per ricostruire la sinistra e ti invito a votare la lista anticapitalista e comunista.
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