Studio condotto su un paniere di 200 aziende estratte dall’Osservatorio delle imprese 2020 - Il fondatore Francesco Pace: “Bisogna bypassare i paletti imposti dall’Europa, anche se non basterà”

(AVInews) – Perugia, 11 mar. – “Mentre la Borsa non reagisce al rimbalzo e lo spread galoppa, un altro dato preoccupa: il 12% delle imprese umbre è a rischio fallimento”. A sostenerlo è Acacia Group, che ha condotto uno studio analizzando un paniere composto da 200 imprese umbre estratte dall’Osservatorio delle Imprese 2020.

“Senza uno stop forzato al contagio – sostengono dal gruppo Acacia – diversi settori potrebbero implodere, in particolar modo il turismo. Le conseguenze del contagio sono palpabili: rallentamenti nella produzione, chiusure forzate, calo dei margini. Gli effetti del virus sulla produzione cinese hanno generato nelle scorse settimane una netta frenata del comparto manifatturiero, con conseguenze domino sullo stato di salute dei mercati mondiali.

Sempre nelle scorse settimane si è assistito a fenomeni quali il calo del valore delle materie prime come petrolio, metalli e gas, e un aumento del valore dell’oro. Cosa dobbiamo aspettarci ora? Quanto durerà? Come reagirà la nostra economia già in affanno?”

Acacia group ha ipotizzato per i prossimi mesi due scenari. “Nel caso più favorevole – dice il gruppo – la crisi sanitaria può perdurare fino a metà anno, con conseguenze sulla solidità finanziaria delle nostre aziende, già sotto pressione; nel caso meno favorevole si prospetta l’ipotesi della pandemia, con conseguenze mondiali lunghe e deleterie per tutto il 2020. Le ipotesi riguardano le evoluzioni attese, in termini di valore e costo della produzione, e le principali voci di bilancio per cui si prevede un calo derivante dalla contrazione dei volumi di produzione e di calo della domanda. Contestualmente si prevede una flessione generalizzata del circolante netto e un aumento dei debiti finanziari a breve. Il comportamento atteso delle aziende italiane può determinare una generale frenata delle dinamiche economico-finanziarie che influenzano le performance economiche e l’andamento dei pagamenti. Ci si aspetta pertanto un aumento delle classi più rischiose, con conseguente aumento della probabilità di default”.

“In sintesi – conclude Francesco Pace, founder di Acacia group – le imprese a rischio aumenterebbero del 10% nel caso meno grave e del 28% nel più grave, con conseguenze imprevedibili per il tessuto economico nazionale. Bisogna bypassare i paletti imposti dall’Europa anche se non basterà”.

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