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(Ansa - Francesco Terracina) PALERMO - L'ultimo stop a Raffaele Lombardo é giunto a mezzogiorno dai vertici nazionali del Pdl, che invitavano il presidente della Regione siciliana a "evitare eccessi e furbizie" nella composizione della giunta. Si respirava aria di scomunica per i dissidenti del Popolo della libertà designati in giunta, ma il governatore si è presentato davanti ai giornalisti, poco prima delle 14, e ha comunicato i nomi degli assessori del Lombardo bis, nato un anno dopo il primo governo, varato il 27 maggio 2008, quando la maggioranza includeva anche l'Udc, ora rimasta fuori. Lombardo, leader dell'Mpa, va dritto per la sua strada e sminuisce la portata dello scontro: "Non ho sentito Berlusconi - dice - e questo significa che il premier non è preoccupato per quello che accade in Sicilia". E mentre da Torino Ignazio La Russa dice senza indugi che chi entra nella giunta Lombardo si mette "fuori dal Pdl", il governatore parla in Sicilia di "governo dell'autonomia, di uomini liberi che non temono diktat", precludendo per il futuro l'ingresso a chiunque nel precedente governo ha operato "la caccia all'uomo". In serata un'altra nota di via dell'Umiltà sottolinea che "gli assessori nominati non possono accettare l'incarico fino a quando Lombardo stesso non accetterà di sedere al tavolo con tutto il Pdl". Ma poco dopo Micciché auspica "un incontro per la ricomposizione del Pdl piuttosto che continuare a minacciare espulsioni". Lombardo ha lasciato vuote tre caselle, tenendo per sé le deleghe in attesa che passi la tempesta e possa ricucire i rapporti anche con l'Udc. Irritati dal comportamento dell'ex, i centristi ce la metteranno tutta per superare Lombardo alle europee, "anche di un solo voto", dice Pier Ferdinando Casini. E intanto ritirano dall'esecutivo l'unico assessore di area Udc, l'uscente Giovanni Ilarda, che fino alle 13 tutti davano in giunta: "L'ho cercato al telefono ma non l'ho trovato - dice Lombardo -. Se vorrà entrare potrà farlo". Ma nel pomeriggio Ilarda, pm in aspettativa alla procura generale di Palermo, declina l'invito. Nel governo entra invece una sua collega magistrato, Caterina Chinnici, a capo della procura minorile di Palermo e figlia del consigliere istruttore Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nell'83. Accanto avrà un altro magistrato, il riconfermato Massimo Russo, ex pm della Dda. Tra i volti nuovi, anche Marco Venturi, imprenditore antiracket e vicepresidente di Confindustria Sicilia. Lombardo, che definisce la giunta una "Alleanza sociale", é netto: "La scelta è caduta su persone che non remeranno contro". Se per il Pd la nuova giunta "conferma che la maggioranza di centrodestra non sta in piedi, è spaccata ed è in crisi", come dice la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, in casa Pdl é sorto un ulteriore problema, la nomina a sorpresa dell'avvocato Gaetano Armao: "Mi è stato indicato - spiega Lombardo - da Dore Misuraca", parlamentare che fa parte della corrente Alfano-Schifani. Un episodio che rischia di rompere la compattezza del fronte avverso a Micciché e che allarma il ministro della Giustizia: "Esprimo il mio fermo disappunto e il mio indignato dissenso per il metodo della trattativa privata e per chi se ne è reso protagonista", dice il Guardasigilli. Ferma anche la posizione dei coordinatori regionali del Pdl, Domenico Nania e Giuseppe Castiglione, che parlano di "governo inesistente". La prossima puntata di questa guerra aperta lunedì scorso con l'azzeramento della giunta sarà la seduta straordinaria dell'Assemblea regionale, convocata il 4 giugno su richiesta di Udc e Pdl. Lombardo definisce l'iniziativa "un atto di intimidazione". L'Ars non ha il potere di sfiduciare il governatore, eletto direttamente dal popolo, ma le dimissioni di metà più uno dei componenti, cioé di 46 deputati, porterebbe allo scioglimento dell'Assemblea e alla decadenza di Lombardo, che sulla questione è netto: "Non succederà nulla". Condividi