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Nella convinta affermazione delle radici laiche e antifasciste della nostra città, la Perugia del XX giugno esige – oggi più che mai - di difendere tenacemente il rispetto delle differenze, che si articolano nei comportamenti, nelle scelte di vita e nelle idee delle cittadine e dei cittadini, interveniamo in merito alla proposta avanzata da Maymouna Abdel Quadar, figlia dell’Imam, e candidata nelle liste comunali per i Socialisti e la Sinistra, che chiede l’apertura della piscina comunale Pellini, una volta la settimana, solo alle donne, per consentire a quelle musulmane che vivono a Perugia, l’uso della struttura, lontano dagli sguardi e dal contatto con gli uomini, secondo quanto prevede l’interpretazione prevalente nell’Islam. Le donne e gli uomini provenienti dai diversi paesi che vivono in Italia, compatibilmente con le esigenze e le possibilità aperte dalla necessaria interazione sociale, hanno il diritto, riconosciuto dalla nostra Costituzione, di seguire pratiche e credenze proprie della loro cultura, senza discriminazioni e divieti pregiudiziali. Per questo, se le donne musulmane sentono il bisogno di piscine separate da frequentare fuori dal contatto con gli uomini, possono legittimamente richiederle e ottenerle dalle proprie comunità, a cui nessuno vieta di “affittare” una piscina pagandone i costi, ma in nessun modo si può pretendere dagli organi di governo locali l’uso esclusivo di una struttura pubblica, da parte di un gruppo per la propria religione, riaprendo un capitolo che deve rimanere chiuso nel nostro paese e che richiama realtà in molti luoghi tragicamente irrisolte: l’apartheid. L’esistenza delle donne straniere in Italia ha certamente bisogno di interventi da parte delle Istituzioni, indirizzati al miglioramento delle loro condizioni di vita, personali e familiari, in quanto madri, lavoratrici, portatrici di una discriminazione di genere che ce le fa sorelle e compagne, nella lotta per l’autodeterminazione e il riconoscimento delle soggettività femminili, e su questo piano ci troveranno sempre al loro fianco, contro una cultura maschile, patriarcale, che si manifesta non solo nei luoghi pubblici, ma soprattutto nel chiuso delle famiglie e delle comunità. Dopo le elezioni ci auguriamo che si possano creare occasioni di confronto e dibattito sulle questioni poste dalla necessità di difendere la laicità e costruire insieme un’etica pubblica laica, che fondi il diritto all’autodeterminazione delle donne e dei soggetti diversamente in transito nello spazio pubblico della polis, fortemente aggrediti dalla minaccia di vecchi e nuovi fondamentalismi e da derive patriarcali, sessiste e razziste. Stefano Vinti Segretario regionale PRC Condividi