cremaschi1.jpg
di Anna Maria Bruni La corsa è partita, e non si fermerà. Questa è la percezione più forte che arriva dai ciclisti delle tute blu della Fiom mentre li vedi arrivare sfrecciando sulle loro biciclette, accompagnati dal canto di lotta degli altoparlanti dal pulmino che li segue, dalle bandiere rosse con il simbolo dei metalmeccanici Cgil e dalle bandiere della pace. E’ mezzogiorno quando frenano davanti ai cancelli della Thyssen Krupp di Terni, accolti dal caloroso applauso dei delegati che sono fuori ad aspettarli. E insieme a loro Alessandro Rampiconi, segretario provinciale Fiom, Attilio Romanelli, segretario generale Umbria, e poi il sindaco Paolo Raffaeli e Andrea Cavicchioli, presidente della provincia. Sono abbracci autentici quelli che si scambiano, e poi il sindaco ringrazia, per tutti, Gianluca Badoer, fra i lavoratori in cassa partiti da Padova, a cui consegna il libro sulla ‘Cascata delle Marmore’ come gesto simbolico di consegna di un pezzo prezioso di questa terra umbra, perché “torni nelle mani del lavoro e dei lavoratori”, insieme a un altro libro, esso stesso prezioso: “Un cuore d’acciaio. I giorni dell’orgoglio” di Marco Torricelli. Un libro che racconta i giorni della lotta alla Thyssen contro la chiusura del magnetico, quando “cambia tutto – si legge in quarta di copertina – i sogni si trasformano in incubi, ma si riscopre anche l’importanza della solidarietà. E si lotta per difendere il diritto a costruire un futuro”. Le due molle, solidarietà e futuro, su cui è scattata l’iniziativa del giro d’Italia alternativo della Fiom. Proprio quel che hanno sentito immediatamente tutti i lavoratori e i delegati nel momento in cui si sono incontrati, in tutte le tappe del percorso fatto da Padova, e ora alla Thyssen di Terni. “E’ un’iniziativa importante – dice Michele di Fabio, Rsu Fiom, 10 anni di anzianità – è solo all’inizio, ma vedrai che crescerà – dice. – Ce n’è assoluto bisogno, perché non si era mai vista una crisi di queste dimensioni. La Thyssen ha già messo in mobilità circa 150 lavoratori a dicembre scorso – continua – e da febbraio 300 lavoratori sono in Cigo per 3 mesi. E neanche a rotazione, data la differenza delle mansioni. Ma non è solo la Thyssen, in tutta l’area siderurgica ternana la ricaduta è pesante, e il futuro è un’incognita”. Ma “la frantumazione del lavoro e di conseguenza del blocco sociale è un processo che va avanti da tempo – dice Alessandro Rampiconi – è per questo che questa iniziativa è fondamentale per noi, per la nostra unità, per condividere i problemi”. Ma Rampiconi va anche oltre. “L’erosione della propria identità e della comunità finisce per lasciar passare quella lotta tra poveri, contro l’altro che ti ruba il lavoro, contro i migranti, perciò è importante esserci, chiarire le responsabilità del capitale finanziario e ricostruire consapevolezza”. Ed è proprio la perdita di coscienza a permettere la perdita di diritti e democrazia, cominciando dal diritto dei lavoratori di esprimersi sugli accordi che li riguardano. “Gli anni della concertazione hanno creato la disabitudine– dice Michele Dettori, coordinatore Fiom in Thyssen - a un diritto elementare. Bisogna ridefinire un percorso per ricreare una cultura del processo democratico fra i lavoratori. La vicenda Fincantieri insegna, in questo senso, ma anche il referendum alla Piaggio. E’ parte di un percorso dove ci si batte per una maggiore democrazia”. Il primo passo oggi è la mensa condivisa in Ast, tra i lavoratori Thyssen e i viaggiatori. Poi si terrà un incontro, una “radiografia sullo stato dell’impresa – dice Attilio Romanelli - nella provincia di Terni, prima e durante la crisi”. Parteciperanno, con Birindelli e Ferrucci, ordinari di economia rispettivamente di Roma e Perugia, anche Manlio Mariotti, Cgil Umbria e Fausto Durante, Fiom nazionale. “E’ importante discutere di lavoro fra i lavoratori, – sottolinea Romanelli – un passo essenziale in una società come quella attuale dove, come dimostrano i dati Ocse sui salari (l’Italia è al 23esimo posto, insieme ai paesi in via di sviluppo, ndr), la dignità del lavoro è calpestata”. “Questo chiederemo a Napolitano domenica, che si faccia interprete e garante della dignità sociale ed economica dei lavoratori”. Va detto che quella di Terni è stata un’accoglienza diametralmente opposta a quella incontrata ad Assisi, dove “non abbiamo trovato neanche un vigile ad accoglierci sulla porta del Municipio”, ci aveva raccontato il giorno prima Luciano Gallo, Fiom Veneto, fra i ciclisti l’ideatore del giro d’Italia alternativo, e dove “abbiamo dovuto pagare la sala dove abbiamo tenuto il dibattito. Ben 180 euro, perché ‘dovevamo prenotare almeno sei mesi prima’”. Questa la burocratica risposta ad un’iniziativa di solidarietà. San Francesco si sarà rivoltato nella tomba. Tema del dibattito, peraltro, “il lavoro e la pace”, con Gianni Rinaldini, leader Fiom e Flavio Lotti, il coordinatore della Tavola della Pace. Ma un’accoglienza calorosa era arrivata anche da Massa Martana, con il vicesindaco Paolo Fumanti, l’assessore all’ambiente del Prc Graziella Stecconi, e insieme a loro alcuni delegati sindacali. E così era stato a Campello sul Clitunno, dove, in occasione del passaggio della carovana è stato inaugurato il monumento in memoria dei lavoratori morti nell’incidente sul lavoro avvenuto il 25 novembre del 2007 all’Umbria Olii. Dei quattro lavoratori deceduti, Tullio Montini, di 49 anni, veniva da Massa Martana, ed in rappresentanza del Comune era presente anche qui l’assessore Stecconi. All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Campello Paolo Pacifici, il sindaco di Terni e Giorgio Cremaschi, Fiom nazionale, responsabile salute e sicurezza sul lavoro. La tappa di Massa ha visto l’incontro con alcuni responsabili dell’Angelantoni, che hanno voluto illustrare brevemente il progetto Archimede per raccontare come l’azienda sia fortemente indirizzata verso un nuovo modello di sviluppo incentrato sull’energia pulita, ma anche sull’impatto zero nella produzione, e “nel più completo rispetto della sicurezza. La sicurezza deve essere pretesa – ha detto Gabriella Parodi, responsabile degli stabilimenti e della sicurezza – ed è un punto sul quale ci stiamo battendo anche in Confindustria”. Cosa non semplice se, come ha precisato, pur avendo ottenuto la costituzione di una task force per la sicurezza, dove lei stessa avrebbe dovuto essere una degli esperti, questa “non è mai partita”. “C’è più disattenzione quando c’è meno lavoro – ha continuato – ma noi siamo convinti che i costi per la sicurezza non sono mai abbastanza, e che quando si investe in quella direzione – ha precisato – i costi non aumentano”. “Quest’azienda è da due anni a infortuni zero – ha concluso – ma non bisogna mai abbassare la guardia”. Luciano Gallo ha voluto ringraziarla a nome di tutti per “l’individuazione di obiettivi comuni”, in un quadro generale “dove i lavoratori sono mal ripagati della ricchezza che producono per il paese”. Intervenuto anche al momento dell’accoglienza in Consiglio comunale, Gallo ha descritto la realtà di forte crisi incontrata lungo il percorso, “una realtà che nessuno racconta”, e dove le stesse Regioni esprimono una sensibilità diversa. “Più attenta in Emilia, dove fra perdita del lavoro e cassa sono coinvolti circa 30.000 lavoratori e lavoratrici, in Toscana, con 40.000 coinvolti, in Umbria, che tocca quota 10.000, e molto minore in Veneto, dove i numeri sono altrettanto alti che in Toscana”. Con la “piena adesione” di Paolo Fumanti, “perché la crisi è mondiale, e le amministrazioni si devono adoperare per la coesione della comunità, come nella costruzione di un percorso di uscita dalla crisi che deve ridefinire il senso del lavoro comune”, Gallo ha concluso ricucendo date fondamentali per la storia dei lavoratori, il 25 aprile, il 1° maggio, il 20 maggio, battesimo dello Statuto dei Lavoratori, fino al 2 giugno, festa della Repubblica, che è “fondata sul lavoro”, ha precisato. “Noi siamo i garanti della Costituzione”, noi che oggi siamo sviliti, ha detto Gallo ricordando la strage avvenuta in Sardegna il giorno prima, proprio mentre si commemoravano i morti dell’Umbria Oli. “Noi perciò chiederemo al Presidente della Repubblica Napolitano che il 2 giugno non sia più festeggiato con la parata militare, ma con una sfilata di tutti i lavoratori, di tutte le categorie”. Domenica prossima, a Roma, il giro d’Italia delle tute blu si concluderà al Quirinale, ma la sensazione è che la carovana, sempre più affollata, continuerà spedita verso la direzione indicata. Condividi