A Pescara se li ricordano entrambi, Andrea Pazienza e Marco Masoni.
A Pescara se li ricordano entrambi, il disegnatore e il calciatore, Andrea Pazienza e Marco Masoni. Inseparabili quando Paz frequentava il liceo artistico cittadino e Marco, già piccolo fenomeno e local hero calcistico, preferiva il tempo passato con l'amico all'ambiente per lui asfittico del calcio giovanile. Alternava la sua compagnia alla militanza in Lotta Continua. Erano amici a tal punto che Andrea scelse di partire dai tratti somatici di Marco per dare vita ad uno dei personaggi chiave del suo mondo: Massimo Zanardi.
Marco (Zanardi) Masoni è uno di quelli che solo quegli anni potevano partorire, introverso e ribelle, cupo e dolce. Irriducibile alla normalità. Ha tensione ribelle e talento calcistico in egual misura e oscilla tra quei due poli senza tregua.
Calcisticamente raggiunge il suo apice in Lanerossi Vicenza - Pescara del nove gennaio 1977. Il Vicenza di Paolo Rossi domina il campionato di serie B ed il Pescara insegue in classifica. La giornata è rigida, le squadre sono sullo zero a zero e l'allenatore decide di rischiare il ragazzino diciottenne, pochi minuti e Masoni serve a Repetto l'assist vittoria, 0 a 1 e il Pescara da lì si convince che la prima promozione in A si può raggiungere sul serio, conquistandola poi agli spareggi assieme all'Atalanta, a spese del Cagliari.
Marco devolve interamente il premio partita a Lotta Continua.
Per la stagione successiva farebbe parte della rosa per la serie A, ma il carattere e problemi di cuore lo fanno apparire inaffidabile, la società lo cede in C alla Salernitana, lui si prende i soldi dell'ingaggio e sparisce, pare che sia stato a vivere con i pescatori alle Barbados.
Calcisticamente ricompare a cavallo degli anni ottanta a Caserta, poi nell'Akragas, poi smette. Prova diverse volte ad essere ammesso al corso per allenatori di Coverciano ma non ce la fa.
Alla fine a quarant'anni nel 1998, dieci anni dopo la morte del suo amico Paz, tornato a Pescara si toglie la vita. Di loro, solo Zanna è vivo. E lotta insieme a noi.

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