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di Daniele Bovi San Sisto, paesone alle porte di Perugia, un qualsiasi giovedì mattina del mercato (elettorale) settimanale. Nonni, nonne, mamme e papà: il ceto medio alla caccia dello sconto e dell'offerta. Roba che stamattina rischiavi di portarti a casa Perari al posto delle pere e Camicia al posto di una camicia. Tre camion elettorali assediavano l'angusta piazzetta di fronte al teatro Brecht (felice quel paese che non ha bisogno di così tanti consiglieri comunali), più santini che in paradiso, centinaia di facce che ti guardano dai manifesti elettorali, un camper tempestato con la faccia di Camicia. All'ingresso della piazza il “checkpoint” del Pd con due valorosi volontari sotto il sol leone. La gente scappa, svicola, ma non c'è scampo. “Ah signò, che je fò dù etti de Tracchegiani? E' arrivato fresco fresco stamattina”. Scappo, vado via, vado in centro. Tanto fra dieci giorni è tutto finito. E qui la sorpresa. Come se non bastasse l'orgia di colori e di facce, i manifesti appesi uno sopra all'altro in spregio di qualsiasi norma di legge (tanto le multe non le fanno e finisce tutto a tarallucci e vino), a colpire è la campagna elettorale “melomane” del candidato della Lega Nord Miroballo. Nelle orecchie, mandato dal fedele lettore mp3 c'è Keith Jarrett, oasi di pace in tanto trambusto. Ad un certo punto però qualcosa si sovrappone, più forte del volume sparato nelle cuffiette. E' il “Va pensiero”, una delle arie del “Nabucco” di Verdi, tra le più famose e che la Lega da anni utilizza come suo “inno nazionale”. Mi sorpassa uno spider giallo, musica a tutto volume, bandierone della Lega e sul restro maxiposter di Miroballo. “Va, Miroballo, sull'ali dorate”. Condividi