PERUGIA – Ne è passato del tempo dall’introduzione a Perugia del nuovo sistema di raccolta differenziata fortemente voluto dall’ex vice sindaco Barelli ed è quindi ora di tracciare un primo bilancio di questa operazione che presenta aspetti a dir poco preoccupanti.

In primis la cosiddetta “moltiplicazione dei cassonetti”, non proprio frutto di  un miracolo come quello dei “pani” compiuto da Gesu. Dai pochi di prima della rivoluzione si è passati a centinaia nel giro di pochissimi giorni.

Cassonetti che imbruttiscono non solo i condomini davanti ai quali sono stati precariamente piazzati (spesso occupando i marciapiedi) e che cominciano a destare non poche preoccupazioni dal punto di vista dell’igiene pubblica visto che a distanza di molti mesi non sono stati mai lavati. A quanto si dice la Gesenu pretenderebbe che a provvedere siano i condomini stessi che, naturalmente, non sono attrezzati per farlo e dovrebbero rivolgersi quindi ad una ditta specializzata, magari alla Gesenu stessa, a pagamento.

Come dire un costo prima sostenuto dall’azienda concessionaria del servizio che verrebbe trasferito arbitrariamente sugli utenti. E la questione è da dirimere al più presto, prima che qualcuno si prenda una brutta infezione ed anche prima dell’estate prossima quando la puzza diventerebbe insopportabile.

Detto questo ci sono altri aspetti della questione ancora più intollerabili:

1- Un rapporto contrattuale troppo sbilanciato a favore della Gesenu e a danno degli utenti. Ci riferiamo in particolare al potere sanzionatorio concesso all’azienda che può “multare” i condomini qualora un loro membro commettesse degli errori depositando i suoi rifiuti nel cassonetto sbagliato (ad esempio la parte umida in quello dell’indifferenziata od altro ancora). Ebbene, ad attestare questa irregolarità e sempre la Gesenu, tramite i suoi addetti, senza che il condominio incriminato possa esercitare il benché minimo controllo (insomma, “facemo a fidasse” si potrebbe dire in perugino). Non ci risulta che Gesenu possa farlo nelle vesti di pubblico ufficiale, come ad esempio un vigile urbano, il cui comportamento in quanto tale è insindacabile.

Da quando in qua in un rapporto contrattuale fra due parti private ad una delle due è concesso sanzionare l’altra? La Gesenu ha ottenuto dal Comune questo potere di solito attribuito ad una parte terza? Ci si spieghi.

2 - Anche i cassonetti si rompono, ma passa del tempo prima che vengano riparati o sostituiti. In molti casi le serrature sono saltate per cui sono restati a lungo aperti (quindi alla balìa di ogni passante che poteva buttarci dentro di tutto), o chiusi e quindi inutilizzabili dai concomini. Un disservizio che in un rapporto contrattuale corretto Gesenu avrebbe dovuto risarcire loro, cosa che invece non è accaduta. Insomma, l’azienda se l’è presa comoda e certo non ha sanzionato se stessa.

3 – I cassonetti in questione costituiscono un pericolo per i cittadini anche dal punto di vista dell’incolumità pubblica perché, non essendo ancorati e muovendosi su quattro ruote, in giornate di forte vento possono finire in mezzo alla strada travolgendo cose e persone. E non si tratta di una mera ipotesi visto che è già accaduto nel quartiere di Ferro di Cavallo dove a farne le spese è stata un’automobile che ha riportato danni  di non di poco conto. E se fossero stati travolti dei passanti, magari una madre con un carrozzino? A quest’ora staremmo tutti a piangere per la disgazia, e con noi anche il sindaco che magari dichiarerebbe subito il lutto cittadino e che, non dimentichiamolo, è anche il primo responsabile per la sicurezza pubblica.

ep.

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