"Per le piccole e piccolissime imprese umbre, spesso sottocapitalizzate, il problema dell'accesso al credito si fa sempre più drammatico in corrispondenza con l'appesantimento della generale crisi economico-finanziaria che non risparmia l'Umbria".
Lo ha affermato il presidente dell'Anci Umbria, Paolo Raffaelli, partecipando stamani, a Perugia, al convegno organizzato dalla Fabi Umbria (Federazione Autonoma dei Bancari Italiani) e dal Corriere dell'Umbria su 'La crisi economica in Umbria: a confronto banche, imprese, sindacato'. Per Raffaelli "c'è il rischio che in questo quadro di difficoltà possano trovare spazio forme di finanziamento improprio, illecito, o addirittura criminale".
"Il rischio di un aggravamento del fenomeno dell'usura - ha aggiunto - è perciò tutt'altro che astratto. Ci deve essere un impegno comune di istituzioni, parti sociali ed apparati periferici dello Stato per contenere e battere tali eventuali pericolose derive. Il sostegno alle piccole e medie imprese deve diventare il perno delle politiche di supporto territoriali: una responsabilità che non può ricadere però solo sui Comuni e la Regione ma che deve vedere una iniziativa concreta, meno generica ed evasiva, del governo centrale".
La crisi - ha detto ancora Raffaelli - investe l'Umbria in maniera disomogenea: "Le condizioni della fascia appenninica, alle prese con i problemi della Merloni e della ceramica, sono diverse da quelle del sistema di piccole imprese della Valle umbra, da quelle di imprenditoria diffusa dell'Alta valle del Tevere o dal sistema significativamente internazionalizzato della Conca Ternana. C'è un'esigenza forte di una politica nazionale anticrisi, sostenuta con risorse adeguate dal Governo centrale, che possa aderire alle specificità territoriali con interventi adattati alle singole emergenze locali".
Le politiche del credito e del sostegno al reddito possono vedere un ruolo attivo delle istituzioni locali "solo a condizione che il governo metta a disposizione le risorse necessarie".
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