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All'interno del contributo programmatico per le elezioni amministrative del 2009, sottoscritto da tutte le forze politiche del centro sinistra, dal titolo “L'Umbria delle persone, dei diritti e delle libertà” un paragrafo è dedicato al tema della Città dei bambini e delle bambine. Poiché, si argomenta nel documento, la cultura si respira da piccoli, l'educazione alla legalità, alla solidarietà ed alla tolleranza devono rappresentare un impegno costante dell'azione dei governi locali. E tutto ciò sta dentro un lungo e complicato percorso che porta il cittadino bambino a diventare cittadino adulto: un percorso nel quale molti sono i soggetti (istituzionali e non, con finalità dichiaratamente educative e non) ed i contesti, intesi come complessi di relazioni sociali, sociali che interagiscono producendo effetti sulla formazione dell'adolescente e sul suo personale percorso di crescita verso un'autonoma affermazione di cittadinanza. In questo ambito, a fronte di una da una realtà sociale in continua e profonda trasformazione, è necessario che l'Ente locale, in questo caso il Comune, assuma le politiche educative e formative come elemento strategico e centrale della sua azione amministrativa indirizzata ad miglioramento della qualità sociale della città, che veda la città e lo spazio urbano come spazio principe perla costruzione e la diffusione della cultura. Ciò è possibile attraverso l'elaborazione ed attivazione di un progetto che, nel garantire la crescita dell'autonomia del bambino, sappia incrociare i tempi della scuola con quelli liberi, costruendo ambienti di apprendimento altri rispetto a quello della scuola ma in continuo dialogo con la scuola. Esperienze di questo tipo sono state già realizzate in altre città d'Italia, si pensi ai Centri di Cultura del comune di Torino, nei quali si realizzano interventi di ricerca e attività espressive-creative che si collegano al lavoro fatto a scuola senza ripetizioni e obbligatorie continuità e a queste attività affiancano un servizio ricreativo per il tempo libero che li connota come luoghi in cui i bambini si incontrano per giocare e stare insieme, senza dover compiere un percorso che prevede un determinato rendimento o necessariamente un prodotto finale. I centri vengono quindi a svolgere un ruolo consapevole e chiaro nel percorso di costruzione di una città educativa, ponendosi come punto di riferimento, nei loro ambiti di intervento, per le famiglie oltre che per il mondo della scuola. Per le famiglie rappresentano spazi di conoscenza, luoghi aperti a genitori e figli per stare e fare insieme, occasioni per un'occupazione utile ed interessante del tempo libero, risposta alle nuove esigenze emergenti dall'evoluzione dei rapporti e dei ruoli familiari. I Centri attuano con le varie istituzioni scolastiche collaborazioni e sperimentazioni che consentono di coprogettazione, in grado di rispondere alle problematiche della nuova realtà della scuola, alla domanda di strumenti e opportunità per la didattica che gli insegnanti manifestano. A Perugia assai poco è stato fatto in questa direzione. Un proposta che si muove in questa direttrice di marcia è stata avanzata dal coordinamento SEI (Sistema Educativo Integrato) di recente costituzione che ha come obiettivo quello di mettere a sistema le numerose realtà attive con programmi di didattica e divulgazione nei campi delle arti e della scienza, già presenti da anni sul territorio regionale e nazionale, per giungere alla trasformazione dei laboratori e delle altre esperienze educative realizzate nel corso del tempo, in veri e propri Centri di Cultura. Ritengo che la prossima amministrazione dovrà riservare nella agenda delle priorità una specifica attenzione a queste tematiche. Franco Calistri Candidato indipendente nelle liste PRC al Comune di Perugia Condividi