di Daniele Bovi Sono le elezioni 2.0, bellezza. Nel proliferare di siti e blog di candidati sindaci, consiglieri comunali, provinciali e chi più ne ha più ne metta, è da segnalare uno di quelli sicuramente meno conosciuti, ossia quella di Luciana Bianco. Sostenuta da Pd e Prc la Bianco corre per la sindacatura di Panicale, comune a una ventina di chilometri da Perugia. A differenza di quelli di altri e ben più blasonati nomi, il blog della Bianco si caratterizza quantomeno per una certa vitalità tra domande, risposte, video e commenti. Se da altre parti infatti regna il silenzio, con cittadini che domandano e candidati che non rispondono, qui il dialogo sembra costante. Si dirà che trattasi del minimo sindacale, ma da altre parti del Web non è così. Con la moda dei blog, di Facebook e Twitter che sta dilagando, molti candidati si sono gettati a capofitto nella ricerca di voti telematici, possibilmente da concretizzare sulle schede di carta del 6 e 7 giugno. Quelle che contano. Il problema poi è che le buone intenzioni naufragano miseramente. Gente che domanda e nessuno che risponde o che se lo fa, lo fa nella maniera sbagliata, a tratti spocchiosa e supponente. In piento stile burocrate-militante fedele di partito. Leggere una frase come "non rispondo a questa domanda perché ritengo sia posta in modo strumentale" sulla pagina Facebook di un candidato, come se fossimo negli anni Sessanta ad una conferenza stampa del comitato centrale del Pcus, fa cascare le braccia. Ancora: blog che non vengono aggiornati costantemente (cioè il peggio che si possa fare utilizzando uno spazio simile) e sfondoni grammaticali terrificanti. Per giorni ad esempio sul Facebook di Pino Sbrenna è rimasta online la sezione "Tacquino del candidato", poi rimossa e corretta per carità della patria lingua. E poi ancora candidati che comunicano col loro pubblico col copia e incolla dei comunicati. Allegria. Come si può pensare di acchiappare una certa fetta di pubblico e di elettorato dinamico, aggiornato, connesso 24 ore su 24, in sintesi quella del Web 2.0, con l'asettico e noiosissimo comunicato stampa? Boh. La politica locale può disporre delle tecnologie più moderne, per la maggior parte fra l'altro gratuite, ma ragiona come se fossimo ancora ai tempi del telegrafo. Condividi