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PERUGIA - Non e' bastata la lunga giornata di oggi, oltre nove ore, per concludere la testimonianza della biologa Patrizia Stefanoni, funzionario della Sezione indagini di genetica forense della polizia scientifica, che riprendera' domani mattina a palazzo di Giustizia a Perugia, davanti alla Corte d'Assise, nell'ambito del processo che vedi imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher. L'attenzione delle difesa si e' concentrata oggi su quelle che l'accusa ritiene tra le prove piu' schiaccianti nei confronti dei due imputati: il Dna di Raffaele Sollecito rinvenuto sul gancetto del reggiseno della vittima e quello di Amanda Knox isolato su quella che viene ritenuta l'arma del delitto e sulla quale e' stato rilevato anche il dna di Meredith. Prove sulle quali, secondo uno dei legali di Amanda Knox, l'avvocato Luciano Ghirga "ci sono posizioni contrastanti". "Vedremo se all'esito della testimonianza - ha proseguito il legale - sara' il caso di chiedere una super perizia su questi due argomenti. Rispettabilissimo il lavoro della dottoressa Stefanoni ma nel merito noi abbiamo tesi contrapposte che hanno il diritto di esistere scientificamente". "Tutti ipotizzano che il dna sia una prova inconfutabile - ha detto invece l'avvocato Giulia Bongiorno, uno dei legali di Raffaele Sollecito -, ma quando, come oggi, emerge che questo dna e' saltato fuori 46 giorni dopo, da un gancetto che ha fatto il giro della stanza e con una interpretazione che puo' essere in realta' piena di errori, credo che tutto questo debba portare a considerare che, allo stato, e' venuta fuori in maniera evidente l'inconsistenza del quadro probatorio". Secondo la difesa di Sollecito la contaminazione del reperto "e' avvenuta assolutamente in maniera involontaria o attraverso lo spostamento del frammento di reggiseno o perche' dei guanti che non sono stati mai cambiati hanno stretto proprio i gancetti dove sarebbe stato trovato il dna di Sollecito". La difesa di Sollecito, inoltre, ha mostrato in aula il filmato girato dagli esperti della scientifica al momento del sopralluogo e che mostra uno degli esperti mentre tocca con la mano il gancetto del reggiseno. In particolare l'avvocato Bongiorno ha contestato il fatto che dal filmato si evincerebbe che due diversi oggetti sarebbero stati repertati senza effettuare il cambio di guanti. Patrizia Stefanoni ha quindi sostenuto che il possibile trasferimento di dna puo' avvenire in caso di traccia acquosa e non secca. "Non e' scontato e cosi' semplice il trasferimento del dna - ha detto Stefanoni - ma e' legato all'epoca e alle caratteristiche della traccia". L'esperta ha quindi escluso la possibilita' che si possa essere verificata una contaminazione del reperto durante la repertazione. Condividi