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PERUGIA - I medici di medicina generale possono contribuire in maniera significativa al potenziamento del sistema di sorveglianza sulla salute della popolazione. E’ quanto emerso dalla ricerca sperimentale che ha coinvolto 27 medici di medicina generale ricercatori, appartenenti alla rete di Health Search, Istituto di ricerca della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) che ha poi provveduto alla raccolta ed alla sistematizzazione dei dati raccolti. La ricerca – presentata nell’ambito del convegno su “Audit e governo clinico in medicina generale” che si è tenuto oggi a Perugia – ha messo in luce il valore aggiunto dettato dal coinvolgimento dei medici di medicina generale nel miglioramento della qualità della cura e nella riduzione della spesa sanitaria attraverso la possibilità di una diagnosi precoce, il monitoraggio delle patologie e delle possibili complicanze, la riduzione delle terapie inadeguate e l’incremento delle terapie necessarie. Per tre anni (dal 2006 al 2008) il gruppo di ricercatori ha messo sotto osservazione in Umbria il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, il rischio cardiovascolare e lo scompenso cardiaco. L’appropriatezza dei processi di cura - è stato detto durante il convegno – rappresenta un aspetto fondamentale della qualità assistenziale in quanto punto di equilibrio tra sicurezza, efficacia e risparmio. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della spesa sanitaria a seguito dell’invecchiamento della popolazione, della cronicizzazione delle patologie, dell’incremento delle aspettative dei cittadini e dell’allargamento delle indicazioni terapeutiche. In una sanità dove la domanda di salute cresce e le risorse sono limitate, l’ottimizzazione degli interventi medico-sanitari rappresenta la via percorribile per assicurare un servizio di qualità adeguato alle esigenze di salute. Per il raggiungimento di tali obiettivi, gli “indicatori di performance” – è stato spiegato - sono stati ideati come uno strumento per migliorare le attitudini dei medici di medicina generale che possono così confrontarsi con dati di pertinenza clinica più legati alla loro pratica ed ai problemi che incontrano giornalmente, ma anche con gli operatori sanitari che devono sviluppare e valutare programmi di sanità pubblica. La ricerca è stata finanziata dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale Umbro ed i risultati sono stati pubblicati in un Quaderno della collana “Studi e ricerche” della Regione Umbria. Condividi