PERUGIA - Per scongiurare una eventuale fuga di eletti verso l'Italia Viva di Renzi il PD umbro ha fatto firmare ai candidati un impegno a non cambiare casacca prima del termine della legislatura, applicando per gli inadempienti una penale di 300 mila euro.

Resa nota la cosa (sicuramente da qualcuno che meditava di ricorrere a questo espediente) è immediatamente scoppiato il finimondo in casa Dem. Fra i contestatori piu accesi Matteo Orfini, che ha accusato il commissario umbro Verini di imitare i 5 Stelle che ai loro eletti hanno fatto firmare qualcosa di simile, ma assai più sostanzioso (100 mila euro il prezzo del tradimento). Con lui si sono schierati sin da subito altri pezzi grossi, come il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci e il suo vice, Dario Stefano che argomentano: “La compattezza di un partito si crea con la politica, non con le multe".

Ad avallare i sospetti di Verini sono poi giunte le dichiarazioni rilasciate dalla capogruppo di “Italia Viva” Maria Elena Boschi che, nel tentativo di smorzare la polemica l’ha involontariamente rinfocata: "Presto – ha detto - altri senatori e deputati del Pd sono pronti a seguirci e non aderiranno solo parlamentari ma anche sindaci".

In serata, infine, l’uscita dal capolista Pd Luca Gammaitoni che ha affermato: “Non comprendiamo sinceramente questa polemica. É una proposta nata al nostro interno, che il Tesoriere ha inserito nelle regole che ogni candidato sottoscrive con il proprio partito al momento dell’accettazione della candidatura. Per noi è un patto politico-morale, per rispetto della comunità di elettori democratici che ci voterà sotto il simbolo Pd non certo un vincolo sanzionatorio. E come tale l’abbiamo sottoscritto”. 

 

Sinceramente nutriamo seri dubbi che questa dichiarazione possa contribuire a far rientrare la polemica e soprattutto la diaspora dem.

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